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Guardiamo il bicchiere mezzo pieno

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno

Non è andata bene come nel secondo turno, quattro vittorie, ma come sosteneva il petisso Pesaola «gli avversari ti possono rubare la idea». Insomma possono essere più impegnativi e il Barcellona per l'Inter e il Psg per il Napoli, in trasferta, rappresentano due discrete salite. La due giorni di Champions si chiude però con due vittorie (Juventus, Roma), un pareggio (Napoli) e una sconfitta, l'Inter a Barcellona. Guardiamo l'aspetto positivo, il bicchiere mezzo pieno. In generale, fino a questo momento, il percorso delle nostre squadre è sicuramente più incisivo rispetto agli anni passati. Stiamo onorando i quattro posti in Champions, recuperati grazie a una decisione a tavolino, non per meriti sul campo. Detto questo, l'Inter a Barcellona, contro una formazione di tutto rispetto anche senza il fratturato Messi, è apparsa in crisi di personalità. Non che abbia subito il Barcellona, non che abbia ondeggiato come canna al vento, anzi, ha mostrato sprazzi di solidità di cui abbiamo visto tracce nelle ultime sette partite, tutte vinte. Quello che ha subito è nella norma, non lo è invece aver creato poco, troppo poco in fase offensiva. Aveva la possibilità di mettere più alle strette il Barça. Non l'ha fatto, non ci ha provato con costanza. E' questo il fatto grave, oltre ad avere preso due gol. Ci potevano stare, ma con un diverso approccio alla gara.

Il Napoli invece ha dimostrato una grande personalità, superando il momento difficile dopo il pari (una iellata autorete di Mario Rui) e affondando i dentini dei suoi attaccanti di piccola taglia nel ventre molle del Psg. Alla fine è stato raggiunto da una genialità di Di Maria, ma rispetto a quello pallido in Europa degli ultimi anni, questo appare brillante e maturo, malgrado l'evidente calo nell'ultima parte dovuto anche al cambio di sistema del Psg che, almeno a osservare un filmato, sembra opera di un pronunciamento dei giocatori più che dovuto a una scelta dell'allenatore.

Ma al Psg di Tuchel, una fattoria degli animali dove c'è sempre qualcuno più uguale degli altri, succedono cose strane. Oltre il rimpianto, perché avrebbe meritato il succeso, Carlo Ancelotti è riuscito a dare una dimensione internazionale al Napoli che è una splendida realtà europea.

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