Non sarà nato con la maglia della Juve, ma forse con la camicia. Sarri aveva promesso di battere qualche record e ce l'ha fatta: cominciando da se stesso. Dice la statistica che ha lasciato indietro il santone Nils Liedholm nella carta d'identità degli allenatori scudettati. Lui, oggi, più anziano di tutti: 61 anni, 5 mesi, 19 giorni. Non sarà facile sottrargli il record, più facile raccattare ancora dolori in Champions. Oggi è cenerentolo (domani chissà) in una sfilata di grandi tecnici: Liedholm, Boskov, Bernardini, Czeizler (Milan 1951), Helenio Herrera, Rocco e ultimo il Lippi targato Juve. Chapeau a Sarri che, magari, aveva studiato prima le statistiche.
Però è vero che, girando e rigirando fra le mani questo nono scudetto bianconero, ne sortisce con facilità il bello e il meno bello della storia. Bonucci, da capitano petto in fuori, non ha dimenticato la polemica con Lotito («Qualcuno voleva fare un campionato a parte») e con Conte («C'è chi ha creduto di toglierci lo scudetto»). E Sarri, dopo il suo dolce stil volgare, stavolta ha cavato dal cranio la battuta cha riassume un pensiero comune. Detto ai suoi ragazzi: «Siete davvero forti se siete riusciti a vincere anche con me. La realtà sta nel mezzo: questa era una Juve piena di talento ma con poche certezze, a cominciare da un centrocampo non certo rinforzato in estate. Il tecnico ha dovuto mediare fra le sue idee e quel che gli presentava lo spogliatoio. Una frase del dopo partita illumina il percorso faticoso: Ronaldo e Dybala solo nel post Covid hanno cominciato a capirsi e a riuscire a giocare insieme. Prima non ce la facevano. Da questa certezza, anzi da questa realtà, ripartirà la Juve per non perdere la faccia in Champions. Dybala, infortunato contro la Samp, dovrebbe farcela per la partita contro il Lione: si parla di elongazione. Ma il resto? La Juve post Covid ha distrutto tanta parte della credibilità: squadra lenta, in affanno, difesa fragile (non a caso 18 punti persi grazie alle rimonte avversarie: solo l'Inter peggio), forma fisica che non prende mai quota. Ci vorrebbe un tutti al mare per recuperare anche nel fisico: l'aspetto più inquietante. Pareva che Sarri avesse dosato la preparazione per arrivare al top in Champions, ma qui il tempo passa, anzi stringe, e l'assetto non regala grande ottimismo. Il francesino Rabiot sta fiorendo meglio degli altri grazie a stazza fisica e determinazione agonistica. Di contro la difesa piange, e difficilmente Chiellini potrà dare una mano, l'attacco attende un Higuain più determinante. Cristiano Ronaldo pensa ai suoi record e a quell'Immobile(controsenso linguistico) che gli sfugge. Il Lione è vicino, ma la Juve è lontana da quella roccaforte che conoscevamo. Serve quella, non altra. Se veramente Sarri è nato con la camicia lo vedremo in Champions. Per ora si è guadagnato attestati di stima. Del Piero lo ha eletto «uomo dello scudetto». Magari non a torto viste le difficoltà a gestire uomini poco addomesticabili a cambiar gioco e mentalità. Dunque per il bel gioco ripassare. L'elogio di Ancelotti gli ha dato una mano: «Il prossimo anno inciderà di più».
Vero che Sarri non ha cambiato la Juve, ma la Juve ha cambiato lui. Però ora c'è la Champions. Questa squadra nove scudetti in Europa ha vinto meno (prima volta) del suo tecnico. Vediamo se Sarri batterà anche questo record.
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