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I tre perché di un ko

di Franco Ordine

I 22 punti di distanza scavati dal campionato non si sono mai visti ieri sera. I 4 gol rifilati sulla schiena di Donnarumma nell'ultima finale di coppa Italia sono diventati un ricordo sbiadito di un dominio netto e persino umiliante subito dai rossoneri al tramonto della passata stagione. Questa volta la differenza è nell'avere a disposizione un fuoriclasse oppure no. Il Milan, con Cutrone, ha avuto la palletta che la cronaca gli ha fornito per rifare la storia dopo Doha: è finita contro la traversa. La Juventus ha avuto la palletta, morbida, per mettere il suo capitale dinanzi alla porta e CR7 non ha fallito deviando di quel che è bastato per far scivolare, beffarda, la palla tra le manone di Donnarumma.

La seconda differenza è maturata qualche minuto dopo quando Kessie, colto dal solito raptus che può tradire calciatori di discutibile equilibrio psico-fisico, ha pestato la caviglia di Emre Can e Banti, l'arbitro, richiamato dal Var, lo ha giustamente messo fuori dalla finale a quel punto compromessa definitivamente. Con questa due differenze, la Juve non ha avuto nemmeno bisogno di una sfida memorabile per impacchettare la ottava supercoppa e conquistare un altro primato della sua bacheca senza pari. Ma non sono le uniche.

Perché un'altra, ancora più marcata differenza, è spuntata nelle pieghe del viaggio in Arabia ed è stata il mistero buffo che ha avvolto la vicenda Higuain, entrato nel finale e schierato in panchina ufficialmente per un attacco influenzale che però non gli ha impedito comunque di scaldarsi e partecipare, senza lasciare traccia alcuna, all'ultimo tratto della supercoppa. Leonardo è rimasto a Milano per dedicarsi alle pratiche di calcio-mercato legate appunto alla prossima destinazione dell'argentino.

Una domanda è sembrata lecita: ma si può mettere a rischio questo prezioso appuntamento a causa di una trattativa? Non si poteva congelare tutto e aprire il negoziato soltanto al ritorno da Gedda? No, cosi non va bene e anche lo staff dirigenziale forse deve andare a scuola dalla Juventus che alla fine ha vinto col minimo sforzo facendo luccicare solo la capoccia di CR7.

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