Ibra: «Io voglio la nazionale...» «No, è un egoista non lo vogliamo»

Matteo Basile

Non è mai stato un giocatore come gli altri e nemmeno un personaggio come gli altri. Zlatan Ibrahimovic è così, unico. O lo ami o lo odi, non ci sono mezze misure. È sempre stato così: lampi di genio, giocate da campione, atteggiamento da sbruffone, comportamenti da arrogante. Lo è sempre stato, se lo è anche potuto permettere nella sua carriera, grazie alla sua classe. Ma adesso che l'anagrafe dice anni 36 e ora che è andato a svernare in un campionato minore come quello americano (anche se ha già fatto il fenomeno pure lì, da copione) i suoi atteggiamenti potrebbero non piacere a tutti.

Perché Zlatan dall'altra parte del mondo, a fare ancora un po' di soldi e a deliziare gli americani del soccer, a stare buono e tranquillo non è capace. Soprattutto se c'è un'opportunità gigante, quella del Mondiale. La sua Svezia (e noi lo sappiamo bene) andrà in Russia. Ma lui, già da tempo, ha detto addio alla nazionale nel 2016, tanto da non partecipare alle ultime gare, compreso lo spareggio con l'Italia. Ma ora che i suoi ce l'hanno fatta la voglia di essere tra i più grandi torna a farsi sentire. Ovviamente con arroganza. «Andrò sicuramente al Mondiale, che torneo sarebbe senza di me?», ha detto. E in Svezia è caos. Da una parte la consapevolezza che uno come lui in una squadra di baldi ragazzotti senza troppa qualità ci vorrebbe eccome, dall'altra la voglia di premiare un gruppo che ha centrato l'impresa senza individualismi ma proprio con la forza del collettivo, come più volte sottolineato dal ct Jan Andersson.

Ed ora, oltre alle perplessità del ct e di tutto lo staff svedese, arrivano anche le parole durissime di Karl-Johan Johnsson, secondo portiere della nazionale svedese. «Lui è un egoista, un individualista sia come persona che come giocatore. Noi invece siamo un gruppo.

Se venisse convocato giocherebbe bene, ma noi dovremmo cambiare totalmente il nostro gioco, tutto sarebbe subordinato a lui e alle sue giocate. Alla fine, ci siamo meritati di andare in Russia senza di lui, non sono così sicuro che il tecnico voglia nuovamente modificare tutto». Ibra è un caso. Di nuovo. Sempre. Guarda un po', che strano.

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