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Ibra "tradito" due volte da San Siro. Il Milan riflette su rinnovo e attacco

Nello spogliatoio rossonero si dà la colpa al terreno del Meazza per il ko al tendine. E Zlatan in casa non segna da settembre

Ibra "tradito" due volte da San Siro. Il Milan riflette su rinnovo e attacco

Fibra forte come Ibra per lo spot che spopola in questi giorni. Forse. Di sicuro Ibra non è più forte con i gol come una volta. Mancano all'appello del Milan, specie quelli domestici: l'ultimo timbrato a San Siro è datato 12 settembre contro la Lazio, il precedente in viaggio a Venezia è del 9 gennaio 2022 ma come si può ben cogliere non si tratta di un'impresa titanica (merito essenziale di Leao). Zlatan è diventato il tema del giorno dopo il riacutizzarsi della vecchia infiammazione al tendine d'Achille che lo ha già fermato per molte settimane. «Colpa del terreno di San Siro», raccontano i portavoce dallo spogliatoio. Può essere. La conferma, indiretta, è che lo svedese non è stato sottoposto a nessun accertamento clinico da parte dello staff sanitario rossonero. L'infiammazione è una spina nel tallone che quando comincia a pungere procura prima fastidio, poi dolore acuto e quindi impossibilità a fare attività calcistica. Certo la resa di Ibra a metà della prima frazione contro la Juve, preparata nei dettagli, è di quelle che non possono rassicurare il club e ancor meno i tifosi immalinconiti dall'esito, scoraggiante, della sfida con la Juve comandata senza riuscire a graffiare il muro di cemento alzato da Chiellini e soci.

Intendiamoci: non è il gol il problema numero uno del Milan. Il suo fatturato (47 gol in totale) è secondo solo a quello dell'Inter (il derby si giocherà sabato 5 febbraio alle 18, inizio di un altro tour de force per il terreno rifatto durante questa sosta), e precede il rendimento del Napoli (43 gol) e dell'Atalanta (44) mentre la Juve è staccatissima (34). Probabilmente, come spiega Arrigo Sacchi, «i giocatori del Milan hanno perso il senso della modestia». Di sicuro, secondo l'analisi di Fabio Capello che volle il giovane Ibrahimovic nella sua Juve, «nessuno più di Zlatan conosce il suo fisico, piuttosto non bisogna avere fretta per il rinnovo perché a quell'età gli infortuni comportano un lungo recupero». Ecco allora dove si annida la questione di fondo del Milan che parte dal rendimento scaduto della trequarti qui intesa in particolare come Messias, Diaz e lo stesso Rebic non ancora brillante come nella precedente parte di stagione. È il caso di pensare a un rinnovo di Ibra 41 enne per fargli giocare, eventualmente, il mondiale?

A Pioli e Maldini l'ardua sentenza che si può già indovinare calcolando l'altra scontata mossa di mercato. Dai primi di dicembre il Milan è alla ricerca di un difensore: ne ha individuati due di spessore (Bremer, Toro, e Botman, Lille) entrambi dichiarati incedibili dai rispettivi club. La decisione maturata è quella di provare l'assalto a giugno prossimo. Questo significa esporre il reparto ad altri, eventuali rischi e a immaginare che una spesa consistente (sui 30 milioni) per il difensore centrale non possa essere replicata per l'attaccante. In questo reparto è in arrivo un giovanotto da Belgrado, Lazetic, 18 anni, Stella Rossa la scuola frequentata. Prenderà il posto di Pellegri, sempre infortunato, e ritornato al Monaco per riprendere la strada del Torino (suo papà è dirigente granata).

Impensabile che possa maturare nel giro di qualche mese.

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