Zlatan Ibrahimovic si è fatto da parte. Tre giorni dopo l'ennesimo rigore fallito nei secondi finali della gara contro la Roma e parato da Rui Patricio, lo svedese ha preferito non presentarsi sul dischetto a Venezia. E così si è toccato a Theo Hernandez, che dagli undici metri ha superato per la seconda volta Romero dopo averlo già battuto, su azione, una prima volta.
Si è avverato dunque lo scenario di cui aveva parlato Stefano Pioli alla vigilia della partita:"Se ci sarà un altro rigore, e Ibra sarà in campo, sceglierà lui cosa fare". Zlatan ha scelto di passare la mano, una decisione che certifica sempre di più il rapporto problematico con i calci di rigore. Lo svedese ha fallito 5 degli ultimi 7 tentativi dagli undici metri, una media catastrofica per chiunque, figuriamoci per un campione del suo livello.
Ecco cosa non va
Un blocco mentale da tempo lo condiziona sul dischetto del rigore. Lo racconta lui stesso nel suo ultimo libro Adrenalina, scritto con Luigi Garlando, giornalista della Gazzetta dello Sport. Lo definisce un click e a giudicare dall’errore con la Roma, il blocco non è stato ancora rimosso.
Un conflitto che Ibra spiega così: "Io ho sempre tirato i rigori con ottime percentuali. Poi all’inizio della stagione ho cominciato a sbagliare ed è successo qualcosa nella mia testa. Non capivo bene cosa. Un click. Quando andavo sul dischetto, mi sentivo sicuro, carico di fiducia. Partivo molto tranquillo, ma, nel momento preciso in cui colpivo il pallone, mi sembrava di perdere le forze. Tutto era perfetto fino all’impatto con la palla, poi o perdevo potenza o diventavo insicuro e cambiavo idea all’ultimo momento. Non mi era mai successo. Ho provato ad andare avanti lo stesso: il prossimo andrà meglio, mi sbloccherò e la testa tornerà libera. Invece niente".
A quel punto la decisione: "Basta, non tiro più finché non mi torna la fiducia e mi sento libero". Una scelta però non definitiva: "Al momento non so quando tornerò sul dischetto. Dovrà scattarmi un altro click in testa. A questo punto il rigore non è più una sfida al portiere, ma a me stesso. È un blocco che devo superare e dovrà accadere in partita. In allenamento non serve.
Li segnavo tutti, la forza e la precisione al momento del calcio non mi mancavano mai. È in partita che devo fare click. Sta tutto nella testa". E conoscendo Ibra farà di tutto per vincere l'ennessima sfida della carriera, presentandosi sul dischetto già alla prossima occasione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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