Chissà se Luciano Spalletti ha scelto di mettere la musichetta della Champions League in filoduffisione nello spogliatoio di Ferrara o semplicemente si sia limitato a metterla come suoneria sul suo cellulare. Fatto sta che il clima è quello giusto. E come ormai abitudine, l'Inter soffre, reagisce, vacilla, sembra crollare ma alla fine non molla di un centimetro e va a vincere. La sesta in fila tra campionato e Champions. Musica (o musichetta) per le orecchie di Spalletti che sembra davvero aver trovato la sua squadra. Magari non perfetta, tutt'altro, ma viva e cattiva come piace a lui.
Il tecnico cambia la sua Inter, un po' per scelta e un po' per necessità. In difesa spazio a Miranda con De Vrij che riposa. In mezzo con Brozovic out per un problema muscolare, ecco Borja Valero in coppia con Vecino. Davanti, nei tre a supporto del centravanti Icardi, Ecco Keita insieme a Perisic e a Nainggolan. Un test importante soprattutto per la mediana nerazzurra. L'assenza di Brozovic pesa infatti nelle geometrie spallettiane. Borja Valero, elogiato in settimana dal tecnico per la professionalità e per essersi sempre fatto trovare pronto, è tutt'altro tipo di giocatore. Semplici, dopo un avvio di stagione fenomenale per la sua Spal, deve fare i conti con una crisi di risultato e si affida all'usato sicuro, ovvero il suo 3-5-2 con il peso dell'attacco sulle spalle del potente Petagna e del veloce Antenucci.
Tredicesimo e subito in vantaggio. Sul cross di Vrsaljko, Icardi ci mette la testa, Djourou la mano che devia la palla in maniera netta mettendo fuori causa Gomis. Autogol di mano, una specie di inedito che porta l'Inter in vantaggio. Tutto facile e in discesa? Nemmeno a parlarne. Un minuto più tardi Handanovic è miracoloso sul colpo di testa di Petagna, poi Miranda è ingenuo ai limiti dell'assurdo quando stende Felipe appena dentro l'area. Rigore per la Spal che lo specialista Antenucci calcia però a lato con Handanovic immobile. La migliore occasione possibile per la Spal, un sospiro di sollievo per l'Inter che è anche un campanello d'allarme. Perché la Spal è tutto tranne che arrendevole. E se i nerazzurri non la chiudono, io padroni di casa sfiorano il pari. Keita merita tutti gli urlacci di Spalletti quando solo davanti a Gomis la butta tra le braccia del portiere fallendo l'assist facile facile per Icardi. E allora ci vuole il migliore Handanovic per fermare prima Felipe da due passi (con un po' di fortuna) poi Valoti che calcia da fuori (bravissimo).
Non il viatico migliore per andare negli spogliatoi, anche perché la ripresa inizia come era finito il primo tempo. La Spal corre, tantissimo, e mette in difficoltà un'Inter poco capace di distendersi in avanti, forse stanca per l'ultimo e positivo tour de force. Fatto sta che sono i padroni di casa a sfiorare il pari a mezz'ora dalla fine con Petagna che spara alto a due passi da Handanovic. È il preludio del pareggio che arriva al minuto numero 16 con Paloschi, appena entrato per Antenucci, bravo a mettere dentro da rapace un cross di Fares su cui Miranda piazza una dormita. Sembra il preludio al crollo ma questa Inter non muore mai. Entra Lautaro Martinez, Perisic dà una palla fantastica a Icardi che in area resta un cecchino formidabile. L'uomo in più dell'Inter, quello in grado di fare la differenza anche quando, come a Ferrara, non gioca benissimo.
Ma lui è un centravanti, quello che deve fare e fare gol. E nel suo mestiere è uno dei più bravi in assoluto. Il capitano la decide. L'Inter gode. Spalletti canta e suona la sesta. Il sottofondo musicale lo può scegliere lui.
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