Ecco l'idea di Berlusconi: "Bisogna marcare Messi a uomo"

Il presidente "suggerisce" la chiave della supersfida col Barcellona. "Ma Allegri la pensa come me solo sulle due punte..."

Ecco l'idea di Berlusconi: "Bisogna marcare Messi a uomo"

Poche storie. Silvio Berlusconi ha conquistato la scena di Milan-Barcellona e dettato l'agenda della supersfida di Champions league. Per un giorno e forse anche per le prossime ore, tutto il dibattito s'intreccia intorno al suo intervento calcistico di giornata che riprende un vecchio cavallo di battaglia: e cioè «marcare a uomo Messi» che riporta alla memoria della polemica datata 2000, finale europei Italia-Francia, a proposito di Zidane. «Sarà molto difficile la sfida col Barcellona e non ho ancora avuto il tempo di parlare con l'allenatore» la rincorsa di Berlusconi che non fa mistero dei suoi periodici colloqui con Allegri e delle discussioni, franche, su come schierare il Milan. «Il mio suggerimento è che con il Barcellona un certo Messi dovrebbe essere curato a uomo» il consiglio seguito a stretto giro di intervista, questa volta a Rtl, dedicato al tecnico livornese col quale, questo il passaggio chiave, «siamo d'accordo sulle due punte, abbiamo Pazzini ed El Shaarawy, è sulla difesa e il centrocampo che ci sono idee diverse» la spiegazione del presidente. Per capire meglio l'idea di fondo di Silvio Berlusconi, occhio all'ultima spiegazione didascalica: «Bisogna anticipare con un difensore che affianchi il centrocampo e l'attacco». Messa così, l'idea potrebbe essere la seguente: dedicare un uomo alla marcatura di Messi che poi affianca centrocampo e attacco. Un nome su tutti? Boateng. Un azzardo naturalmente visto che poi Allegri scherza con i suoi: «Compratemi una gabbia».

Naturalmente i sacerdoti del calcio dissimulano l'aborrire, «perchè a Coverciano insegniamo a marcare con la zona» la spiegazione aulica del compagno Ulivieri, presidente del sindacato allenatori, argomenti che non fanno onore nè all'argomento né al personaggio. Solo chi conosce bene Silvio Berlusconi, come Fabio Capello, collezionista di scudetti e di finali di Champions ai tempi di Milanello, può consentirsi una battuta. Doppia in verità. Una dedicata al presidente: «A lui piacere fare l'allenatore...». L'altra destinata a Messi: «Ce ne vogliono due per fermarlo, non uno solo». Fuori di battuta, la verità, secondo Fabio Capello, è in un giudizio conclusivo sulla serata di domani a San Siro e sul primo atto della sfida: «Al momento esistono troppe differenze tra le due squadre, bisogna avere molta fortuna per sperare in un ribaltone». E d'altro canto fu proprio ai margini di un Milan-Barça di qualche mese fa, quarti di finale, finita 0 a 0, che venne a galla il dissidio tattico tra presidente e allenatore. In mezzo ai due il mediatore Adriano Galliani, vicino di poltrona del presidente in tribuna, e al quale Berlusconi riferì i suoi commenti appuntiti, appena fu chiaro il copione della sfida, possesso palla tutto del Barcellona, e Milan costretto a subire il palleggio, il comando del gioco e anche le serpentine di Messi e soci. Nella storia del Milan berlusconiano non si ricordano marcature del genere, forse con Zaccheroni in panchina in attesa di Boksic, estroso attaccante della Lazio. Gli almanacchi riportano di un tentativo di Liedholm al cospetto del Napoli di Maradona: incarico affidato a Filippo Galli, inutilmente, perché il Napoli vinse egualmente.

Senza scomodare la storia, ma dando voce alla cronaca, forse è il caso di registrare un paio di voci arrivate dall'interno del Barcellona.

Nel senso che la testimonianza di Albertini, «non bisogna arretrare e farsi schiacciare dentro la propria metà campo» la raccomandazione del doppio ex adesso dirigente federale, e quella di Bojan, cresciuto nella famosissima cantera, «è fondamentale segnare ma anche non subire gol, dobbiamo rimanere uniti per tutti i 180 minuti», offrono una visione romantica dell'impresa disperata che aspetta il giovanissimo Milan senza Balotelli.

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