Sport

Inter contro la Smorfia Mazzarri contro il passato

Il tecnico rivendica i propri meriti: "Le persone intelligenti li riconoscono". "Il mio Napoli una grande squadra, qui è anno zero. Come fu il Barcellona"

Inter contro la Smorfia Mazzarri contro il passato

dal nostro inviato a Appiano G.

ET dovrebbe aver la tremarella, i napoletani conoscono l'arte del tormentone. Qui non si parla di acquisti e magari del suo braccino, ma di molto peggio. A Napoli si intendono di scaramanzia, malocchio ed affini. E non sarà passato inosservato il fatto che finora l'Inter di Thohir non ha ancora vinto in campionato. Poi i tre ultimi pareggi sono stati indigesti assai, direbbero da quelle parti. Mazzarri conosce i rimedi ed anche l'ambiente: si sarà portato l'amuleto da casa. L'amuleto dovrebbe essere l'Inter medesima. E, chissà, la bella storia e i ricordi piacevoli che il tecnico si è portato dietro. «Io e il Napoli ci conosciamo, giochiamo alla pari», dice lui che poi si fa prendere la mano quando parla di quell'ultimo Napoli e questa prima Inter. Osservazioni spicciole ma pesanti. «Il Napoli è arrivato secondo, ha conquistato la qualificazione alla Champions con due turni d'anticipo, aveva sei punti più del Milan. Qui è tutto diverso: la squadra deve crescere in personalità e tanti aspetti. Ricordate com'era l'Inter della seconda parte della stagione e guardate com'è questa. Guardate i numeri, guardate il girone di ritorno (per ora sarebbe meglio confrontare l'andata: alla 16ª l'Inter era davanti al Napoli, ndr). Stiamo andando oltre le più rosee previsioni. Ci mancano punti, a volte per demerito nostro, altre immeritatamente. Qui è l'anno zero. Il cambio societario significa anche questo. Del resto le milanesi stanno facendo una politica diversa: costrette da necessità economiche. Anche il Barcellona è ripartito da zero e il tempo ha dato ragione».

Letta così, sembra che il Napoli sia stato una grande squadra e questa Inter (e quella dell'anno passato) una povera cosa. Non sarà contento Moratti che l'aveva costruita pensando di lottare per lo scudetto, salvo infortuni (tanti) e errori di Stramaccioni (altrettanti) così stropicciato dal crudo commento. Quindi inutile ricordare che, l'anno passato, il Napoli venne sconfitto all'andata a San Siro (2-1) e vinse 3-1 quando l'Inter giocava con mezza squadra, Guarin e Alvarez in attacco perchè non c'erano altre punte.
Mazzarri non è tipo al quale dire «scurdammoce o' passato», perchè quando serve se lo scorda lui. Non dimentica certo l'amore per quel pubblico e quella squadra, qualcosa in meno per il De Laurentiis che lo punzecchia. La sfida prende corpo a tutto campo. Il tecnico non perde occasione per esaltare il suo lavoro milanese (teme che nessuno se ne accorga?) ma ha fatto intendere quanto il rapporto con Napoli sia stato così intimo e piacevole. Il ritorno al San Paolo coinvolgerà i sentimenti buoni ed anche quelli più aspri. Tanto da rischiare l'incidente diplomatico nel vortice di parole e concetti spesso ripetuti: «Le persone intelligenti ed equilibrate sanno riconoscere i meriti o i demeriti...».

Appello al pubblico, ma ad un certo punto ci poteva stare il fraintendimento perfino su De Laurentiis. Meglio evitare e, in seconda istanza, Mazzarri ha plasmato il concetto: il termine intelligente riferito ad un giudizio non alle persone. Meglio affidarsi ad un altro leit motiv: «Io sono per i fatti, non per le parole».

Poi, certo, i fatti vorrebbero una vittoria per evitare i soliti fremiti intorno all'Inter, comprese le ipotesi su un nuovo allenatore per la prossima stagione: Frank De Boer, uno che ama i giovani e quindi fa spendere meno. Mazzarri, da buon aziendalista, ha smentito tutto. «Il presidente non me ne ha parlato ed io ho sentito grande armonia e sintonia, al contrario di quel che si dice». Da encomio, non toccherebbe a lui gestire questi argomenti.

Meglio invece parlare della partita: Icardi va in panchina, invece Milito rientrerà il 6 gennaio contro la Lazio. «Stavolta vorrei solo veder l'Inter tornare a giocare come sapeva: bel calcio, equilibrato e senza lasciare contropiedi agli avversari». Ci sarà ancora l'ultimo, incespicante, Cambiasso («Per me uno dei migliori sempre») e staranno fuori i giovani.

Con gli argentini si può anche discutere, ma non si possono discutere.

Commenti