Inter e Roma le nuove maestre dell'antigol

Inter e Roma le nuove maestre dell'antigol

L'ultimo velo è caduto davanti agli occhi del maestoso San Siro: Inter e Roma sono diventate maestrine dell'antigol. O peggio: damigelle di corte e niente più. Ci vuol altro per essere regine del campionato. Distribuiscono calcio con parsimonia, quanto i gol. La squadra di Spalletti non vince più dall'inizio di dicembre e le reti all'attivo ormai sono meno di una a partita. La Roma si è inceppata con un paio di settimane di ritardo, ma la media non supera una rete a match. Entrambe hanno perso due incontri e nei match chiave (Juve e Lazio per la nerazzurra, Juve e Atalanta per la Roma) Milano ne esce meglio. Vero che la prossima sfida con la Sampdoria potrebbe restituire un po' di colore alla faccia di Di Francesco, ma non è questo che il calcio italiano si aspettava da squadre destinate ad essere protagoniste. Il destino svolazza leggero e impertinente. A fronte delle due corazzate, la Lazio un po' snobbata se la gioca meglio: ha nel carnet un numero di gol da far invidia e giocatori che sommano qualità e quantità.

La Roma ci ha mostrato la bravura di un portiere, forse per compensare la perdita di uno dei migliori centravanti d'Europa: Dzeko pare già sul treno per Londra e c'è il tanto per resettare la serie A intorno alle sue mediocrità. I giocatori di valore partono, soprattutto da Roma: in estate Salah, ora Dzeko. Il valore aggiunto è la faccia tosta di chi viene ad acquistare club italiani per far affari con le plusvalenze. A Milano non stanno meglio: Suning ha promesso e non mantenuto. Avrà pur speso, ma conta il piùmeno del costo-incasso. E il fair play finanziario è il miglior alibi. Il trionfo di un patron italiano (leggi Lotito), accompagnato da un ottimo direttore sportivo, qui è tangibile e, forse, dovremmo rivedere alcuni concetti sui padroni stranieri.

Intorno a giri di parole e di cassa, c'è rischio di perdere un'altra stagione. Sembra l'ultima chance per la Roma, invece gli interisti saranno richiamati all'ennesimo atto di fede. Non verranno a raccontarci che basta un posto Champions per soddisfare i palati? Per ora non stanno tradendo le difese, piuttosto gli attacchi. Ed è un controsenso: da una parte c'è Edwin Dzeko, giocatore assoluto, dall'altra Maurito Icardi: goleador di provata credibilità. Parlano i gol segnati: 36 i nerazzurri, 31 la Roma (con una partita in meno) superata perfino da Sampdoria (39) e Udinese (34). Solo il Milan mette tutti tranquilli, avendo peggior difesa rispetto allo striminzito attacco.

Non è difficile capire dove stia il problema: il centrocampo Inter è piatto nella testa e nei piedi dei giocatori. La Roma possiede miglior qualità, ma non sempre la sfrutta. A Milano, la squadra di Di Francesco è finita nell'angolo, usando terminologia pugilistica a lui cara. Certo il tecnico si intenderà di calcio, molto meno di boxe.

Predica l'attacco a viso aperto, poi gioca in clinch difensivo e si fa pescare da uno sventolone di Vecino. La boxe è noble art, va studiata meglio. Il calcio non è nobile, talvolta è arte. Ma servono interpreti giusti. Inter e Roma ne hanno troppo pochi.

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