Il giorno dopo il pareggio, senza mai tirare nella porta della Juventus, è ancora più dolce. Sarà per quel primo posto confermato dalla frenata del Napoli in casa contro la Fiorentina, sarà per la neve che ha imbiancato i tetti di Milano ovattando l'atmosfera già idilliaca attorno all'Inter. Bastano poche ore a Luciano Spalletti per cambiare idea, per passare dal verbale «non possiamo ritenerci soddisfatti del pareggio. Non abbiamo espresso tutto», al social: «Bravi ragazzi! Grande prova e...... fogne vuote anche questa settimana!». Oltre alla frecciata di rimando allo svarione sul canale tv ufficiale della Signora alla vigilia, l'esaltazione di una partita che a caldo non lo aveva soddisfatto del tutto. Eppure fa bene il tecnico di Certaldo ad applaudire i suoi, capaci di fermare a 44 la striscia di partite consecutive in gol della squadra di Allegri, a conferma di una difesa blindata che vanta addirittura il 50 per cento di partite senza subire gol.
L'effetto è una squadra ancora imbattuta e la febbre a 40 (di punti). Meglio della prima Juve di Antonio Conte. Ecco il giorno dopo il derby d'Italia si può dire che l'Inter assomiglia proprio alla Signora che conquistò lo scudetto sei stagioni fa senza perdere una partita, ma a questo punto della stagione, vantava tre vittorie in meno. E se l'Inter sembra quella Juve in termini di imbattibilità, Luciano Spalletti sembra Antonio Conte. Più condottiero che sciamano. L'hashtag #senza tregua sta diventando virale come fino alla fine. Le sue frasi social sempre più un appuntamento fisso. L'ultimo ieri: «Vedo molti dispiaciuti per questa prima sconfitta che tarda ad arrivare come se pensassero che sia un incantesimo da spezzare per far tornare nuovamente il cigno un brutto anatroccolo. Sappiamo però che per adesso la fiaba è un'altra... è quella in cui sono i gufi a diventare colombe». Destinatari non meglio identificati, ma l'obiettivo è quello di compattare l'ambiente nel «soli contro tutti». Come faceva Conte che aveva ereditato una squadra che arrivava dal settimo posto, fuori dall'Europa. Stessa situazione di Spalletti. A proposito di similitudini.
C'è una sola differenza: quella Juve dopo sedici giornate vantava «scalpi» importanti, mentre Spalletti con Napoli e Juve si è ritrovato un gruppo che ha cercato con poca convinzione la vittoria. L'ultimo gradino da salire è nella testa della sua Inter: «Non mi sembra convinta ancora della forza che ha. Noi non abbiamo limiti». Anche se uno in realtà c'è. La quasi impossibilità di poter incidere a partita in corso. Non ci sono alternative per cambiare faccia alla squadra quando i big steccano, come Candreva e Perisic a Torino, o le avversarie ti limitano, come la Juve.
Una lacuna che finora il condottiero Spalletti ha mascherato esaltando il suo gruppo, facendolo sentire pari alla Signora: «Non c'erano spazi e situazioni individuali dove ero in pena perché c'era differenza». Ma ha anche detto: «Finora si aveva culo ora dobbiamo vincere lo scudetto». Non può essere altrimenti per chi è imbattuto e primo.
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