L'euroflop resterà macchia indelebile sulla stagione dell'Inter, almeno fino a primavera. Solo vincendo lo scudetto, Conte salverebbe il bilancio della sua seconda stagione in nerazzurro, probabilmente l'ultima. Si riparte da Cagliari (ore 12.30), Eriksen gioca dall'inizio con Lukaku e Sanchez, ma non sarà semplice.
Conte rilancia fiero il suo programma («bisogna restare uniti e fiduciosi, sapendo che siamo tornati a essere credibili») e continua a lisciare il pelo al popolo interista («non prestiamo il fianco a chi in questo momento sta godendo») che però da mercoledì sera sembra avergli, al completo, voltato le spalle. La luna di miele era finita da tempo, ma dopo l'eliminazione, Conte è tornato a essere... juventino. E anche questa macchia si può nascondere solo con lo scudetto.
Chissà se Conte pensa davvero che intorno all'Inter ci sia «troppa negatività» e se non si accorge che invece è lui, con i suoi modi e le sue reazioni, il suo ingaggio e il suo costante scaricabarile, a scatenare anche chi forse per riverenza l'ha adulato fino alla vigilia di Inter-Shakhtar. Perché siamo al tutti contro Conte, non al tutti contro l'Inter. Ed è cosa differente. Il presidente è lontano dalla squadra da 6 mesi, parla in pubblico attraverso veline e mai di persona, nemmeno a Conte, eppure da 4 o 10 o 30 giorni stiamo parlando di Eriksen che non gioca, di piani B, di risposte date male. Il secondo posto dell'anno scorso e la finale (persa, vero) non trovano più spazio.
Certo, anche alla vigilia di Cagliari, Conte fa di tutto per alimentare la sua antipatia, non può non saperlo. Perché dire sennò che «quando riparti dalle fondamenta, ci metti più tempo»? Conte ha trovato l'Inter in Champions League, non altrove. Parlare di fondamenta è irrispettoso verso la realtà e chi l'ha preceduto. «Chi vuole il male dell'Inter cerca la distruzione. Noi cerchiamo di costruire perché vogliamo il bene dell'Inter», per un'altra lisciata al pelo arruffato dei tifosi.
Vidal, oggi assente perché ancora convalescente, è stato il primo nerazzurro a parlare di scudetto da vincere. Conte preferisce nascondersi dietro le parole, e anche questo non può giovargli: «La proprietà è stata chiara. Mi ha chiesto un percorso di crescita. Abbiamo giovani molto promettenti e io devo aiutarli a diventare top player. Il club mi ha detto che sarebbe stata una stagione difficile a livello finanziario e che ci sarebbe stato un rallentamento causa Covid». L'eliminazione dalla Champions penalizza oltremodo le speranze di rinforzarsi a gennaio: Marotta ci proverà, come ha fatto in estate, ma non sarà semplice.
Il vantaggio non cercato di non giocare in Europa, può tradursi in carburante in campionato, però è vero che a differenza di quanto accaduto in passato a Torino e Londra, stavolta del vantaggio Conte gode
partendo da -5 e dopo un quarto di stagione. Guai quindi a sbagliare partite come quella di oggi. E poi è vero, come dice il tecnico, che al momento il vantaggio sono solo 2 partite da giocare in meno, poi dipenderà dagli altri.
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