Invisibile e imprendibile, semplicemente Callejon È il supereroe del Napoli

In 4 anni ha saltato 2 partite. I tecnici rivali: «Va fermato lui per bloccare la squadra, ma...»

Invisibile e imprendibile, semplicemente Callejon È il supereroe del Napoli

Napoli I numeri innanzitutto. In questa stagione dieci reti su ventinove partite, i 2.400 minuti in campo ne fanno il calciatore più utilizzato, solo una volta è partito dalla panchina, contro lo Spezia in coppa Italia. Dal 2013, anno del suo arrivo ha saltato due gare, con il Sassuolo in campionato per squalifica e con il Villarreal in Europa League per scelta tecnica. Ecco le cifre straordinarie dell'Alexei Stakanov del Napoli, l'uomo in più di Sarri come lo era stato per Benitez.

Josè Maria Callejon Bueno da Motril ha un modo di giocare che tutti conoscono e temono. Parli con gli allenatori e ti dicono: è lui che tiene in equilibrio la bilancia azzurra, è lui che bisogna fermare. Lo sanno ma quasi nessuno ci riesce. La bellezza del suo stare in campo è nell'anticipo, nel prendere di spalle chi lo fronteggia, guai a voltarsi un solo attimo. È come se avesse un orologio negli occhi e nel piede, gli basta un secondo per piantare il dirimpettaio, il tempo di scattare, attaccare, tirare e anche segnare. Vede dove gli altri sembrano essere ciechi, battezza lo spazio e te le ritrovi già davanti al portiere. Il resto è cuore, forza di volontà incredibile e due polmoni grossi come palloni gonfiati.

Gennaio è il mese che si tinge di azzurro, cinque vittorie su cinque: nel Napoli che vince e diverte, il tridente dei piccoletti è il simbolo. E Josè un acuto interprete: sta bene a destra e a sinistra, quando si sacrifica in fase difensiva e quando divora la fascia, sta benissimo davanti alla porta: esce Pavoletti che è un centravanti e lui si traveste da bomber perché sfugge al radar dei difensori e quando riappare è troppo tardi per il nemico. Difficilmente si sbraccia nel chiamare palla, avverte il momento giusto, scatta e riceve il passaggio perché gli altri sanno che in quell'attimo, in quel posto, arriva Josè come un treno. Appare e scompare, uno strazio per i rivali, un giochino per i compagni. Dialoga con le espressioni del viso lungo che lo fa somigliare a un torero, inveisce e dispensa smorfie quando viene scalciato da dietro, e capita spesso perché altrimenti non lo fermi.

Si sapeva che fosse uno buono quando venne preso dal Real Madrid. Ma nessuno immaginava che possedesse così tanta roba. E tutti a chiedersi perché la casa blanca lo avesse lasciato partire nonostante Mourinho lo adorasse. Si sa però come vanno le cose nel club più titolato al mondo, va di moda il nome galactico per infuocare la piazza, quindi più spazio a Di Maria.

Il dolore grande per Josè non fu lasciare casa ma separarsi dal fratello-gemello-calciatore-attaccante Juan Miguel. Ha fatto nascere le figlie a Napoli, a Posillipo vive da pascià, nello spogliatoio pare un tipo quasi defilato che detta legge con gli sguardi, un leader silenzioso nella corrida del campo, faccia e fisico da torero.

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