Inzaghi cala il colpo «Dna Milan ritrovato»

Pippo emozionato all'esordio. Su Torres: «La qualità c'è» E attacca: «Dopo Juve e Roma, anche noi». Pazzini già ko

Milanello È emozionato, si vede, si capisce, come gli è capitato da una vita, giocando una finale di Champions o una banale amichevole. Pippo Inzaghi non può cambiare adesso che ha preso per mano il Milan e proverà ad accompagnarlo oltre le curve del recente ottavo posto con la dichiarata missione di recuperare la fiducia dei tifosi, i primi a non credere nell'allestimento attuale. «Siamo in crescita, stiamo migliorando, non so a che punto siamo ma sento che abbiamo ritrovato il dna milanista» è una delle rare sicurezze esibite a poche ore dal debutto in serie A, a San Siro, immaginato e preparato «negli ultimi cinquanta giorni», contro la Lazio, una sorta di doppio salto mortale.

È Inzaghi, inutile perdersi in descrizioni. Ricorda molto Antonio Conte del quale ha mutuato un comandamento («Prima di tutto viene l'uomo, poi il calciatore») e riecheggia persino Arrigo Sacchi. «Se ci battono, deve farlo una squadra più forte di noi, non più motivata di noi» l'altro precetto passato al gruppo del quale è molto contento. Entusiasta del gruppo, moderatamente soddisfatto dell'ultimo arrivato Fernando Torres, preceduto da una fama discussa per l'ultima stagione in Premier non proprio esaltante. «Ho chiamato Mourinho per chiedergli come si allena e se è motivato, non ho chiesto le qualità del giocatore, per lui parlano i quasi 300 gol», l'accoglienza riservata al sostituto di Balotelli. Niente fanfara, insomma, ma un richiamo solenne alla filosofia di fondo che sta dietro la ricostruzione, paziente e tutt'altro che sontuosa. «Bisogna ricominciare dalla maglia che si indossa: quelli che vanno via dal Milan poi se ne pentono e chiedono di tornare» è la stilettata di Pippo, destinata magari proprio al ragazzone volato a Liverpool. La fanfara è nelle parole di Galliani: «Sono i 3 giorni del condor e ho colpito ancora con Torres: doveva venire 7 anni prima ma costava 37 milioni». Adesso è in attesa solo di un altro sì: quello di Van Ginkel, un talento giovanissimo per il centrocampo, promosso a pieni voti da Sacchi.

Pippo è pronto, con quelle scariche elettriche che sono state, da sempre, la sua caratteristica principale.

Stasera vedremo se è pronto il Milan, alle prese con la Lazio modellata per il contropiede, deciso a riconquistare il tifo («dovremo farlo con i risultati, non con le parole» la chiosa saggia) e a lanciarsi nella sfida con una concorrenza spietata («dopo Juve e Roma, ci siamo anche noi col gruppo») contando su un mercato che non deve essergli dispiaciuto nonostante il mancato arrivo di Cerci («molti hanno dimenticato che abbiamo preso Alex, Menez e Diego Lopez»). Piuttosto, di traverso, gli è andato l'infortunio di Pazzini (stiramentino), in fondo all'ultimo test, in un attacco già ridotto all'osso. Solo Niang è rimasto come ricambio. Dalla prossima ci sarà anche Torres.

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