Inzaghi alla Conte: "Arriviamo dall'ottavo posto"

Muntari con Pippo: "Mai lavorato così". Galliani: "Occhi aperti"

Inzaghi alla Conte: "Arriviamo dall'ottavo posto"

La sirena d'allarme si è sentita fino in via Aldo Rossi, nuova, scenografica sede del Milan. E non a causa di una improbabile intemerata del presidente Silvio Berlusconi che non c'è stata e non poteva esserci. Pippo Inzaghi sa benissimo che il sostegno, convinto e completo del club, non può vacillare dopo un paio di amichevoli di fine luglio finite con un punteggio poco onorevole e con prove altrettanto preoccupanti: «Nessun tecnico è mai stato supportato dal club in maniera così convinta».

«Manca più di un mese all'inizio del campionato ma abbiamo gli occhi aperti» è la frase di Adriano Galliani, abituato da sempre a intervenire con i toni giusti, lungo i tornanti del calcio estivo e dei viaggi all'estero. Persino Allegri, che pure riscuoteva la sua fiducia, per via di un umiliante risultato col Real Madrid negli Usa, finì al centro di una bufera mediatica. «Non siamo mica la Solbiatese», fu l'aspra censura del vice-presidente vicario rossonero. «Alex e Rami sono in evidente ritardo di preparazione», il primo giudizio tecnico dello stesso Galliani che ha avuto un lungo colloquio telefonico con il tecnico, segno che quel pesante 5 a 1 subito dal Manchester City non è passato inosservato. Anzi. E d'altro canto, il primo a presentarsi, petto in fuori, pronto a subire la fucilazione metaforica di rito, è stato proprio lui, Pippo Inzaghi. «Le colpe sono mie» ha detto e ripetuto per tutta la notte di domenica, davanti a telecamere e taccuini, seguito da un mantra che è una sorta di avviso ai naviganti, «non dimentichiamo che arriviamo dall'ottavo posto». Un comportamento alla Conte, la prima chiosa proveniente dal fronte di chi ha particolare stima del debuttante sulla panchina del Milan. Non solo autocritica. Ma ha subito indicato la “falla” da cui il Milan ha pericolosamente imbarcato acqua (4 gol in meno di mezz'ora, una sorta di record agghiacciante). «Abbiamo fatto bene la parte offensiva nei primi 10 minuti, decisamente male quella difensiva perché abbiamo poco lavorato su questo aspetto, dobbiamo migliorare in tante cose» l'accusa specifica. Inzaghi ha usato il sostantivo «fragilità», è stato molto di più inquietante: a cominciare dalla perfomance di Agazzi (bocciato all'unanimità), per finire a quella delle due sentinelle centrali (forse non è il caso di far partire Zapata), e all'organizzazione tattica complessiva. «Ogni volta che ci attaccavano ci facevano gol, non siamo stati cattivi» la riflessione amarissima di Pippo.

Unica fonte di conforto, il parere di Muntari, intervenuto sul tema come un vero kamikaze per segnalare la fede del gruppo nel lavoro svolto dall'allenatore. «Io ho vissuto il lavoro con Allegri e con Seedorf: sono qui da 4 giorni e non ho mai visto il Milan allenarsi come adesso». Senza saperlo è stato il miglior complimento per Pippo e il suo staff, l'unica speranza effettiva da sbandierare in questi giorni americani. Sul web, il tifo rossonero è tornato a battersi il petto e a fare professione di cupo pessimismo. Persino Balotelli, spesso centrato dalle freccette, è stato giustamente assolto: senza un minimo rifornimento, cosa può fare Mario se non disperarsi per la discutibile precisione dei cross arrivati nella ripresa? La casella di milan-channel è stata intasata da una serie di giudizi sconfortanti («è lo stesso film dell'anno scorso», «mettiamoci l'animo in pace») e dalla richiesta di rinforzi adeguati a cui sta lavorando Adriano Galliani. Che ieri ha incontrato ancora Robinho (oggi alle 16 il vertice decisivo) per proporgli una sede greca (Olympiacos) e una araba: siamo vicinissimi alla partenza.

E perciò, come mossa successiva, anche a chiudere la trattativa con Cerci (Cairo è stato esplicito: «Se Cerci vuole restare…»). Cancellata la pista Dzemaili, come centrocampista che resta forse il reparto da puntellare. «Non possiamo fare altri acquisti, siamo a quota 27 come rosa», la segnalazione di Galliani.

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