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Italia ko in Polonia deve rimandare il pass mondiale

Oscar Eleni

Azzurra Fremebonda torna sulla terra in Pomerania, perde il primo biglietto per i mondiali in Cina e la partita con i polacchi 94-78 davanti alla gente di Danzica. Un bagno nella realtà che fa male rimandando ogni decisione alla partita di febbraio che giocheremo da noi contro l'Ungheria che ha in pratica eliminato i croati, forse a Bologna o ancora a Brescia, visto che a Livorno hanno dato il palazzo ad Emma Marrone.

Stracciati nel primo quarto (31-14), cucinati come pesciolini vanitosi nell'ultimo tempo, dopo essere tornati a meno sei con una difesa decente e qualche canestro da ultima speranza tipo il tre più uno di Gentile per il 71-65, dove abbiamo segnato i primi punti su tiro libero con l'ondivago Aradori a 4'47 dalla fine. Questi siamo prima di Natale, vedremo a carnevale senza ascoltare i venditori di fumo, senza vergognarci se al mondiale è già sicura di andarci l'Angola, in un campionato dove, per volere della Fiba, mancherà pure la Slovenia campione d'Europa battuta ieri in casa dalla Lettonia di Blums e del milanese Bertans in una finta rivincita del torneo continentale.

Giornata di amarezze per Romeo Sacchetti che ha iniziato la serata con la morte nel cuore per la scomparsa a 71 anni di Gianni Asti il leone di una Torino indimenticabile che fece soffrire fin alla fine la Milano che tornò allo scudetto.

Solidarizziamo con Sacchetti, anche lui esagerato nel valorizzare la partita di Brescia, ma è davvero difficile pilotare una barca dove una volta manca la vela, un'altra si rompe il timone. Certo sono quasi tutti bravi ragazzi, ma intanto se ne tornano a casa con quasi 20 punti sul groppone annichiliti dal Lampe (22) che gioca in Cina e dal Ponitka (18) accasato in Russia. Per l'Italia tanto fumo, cominciando dai 13 punti di Aradori (5 su 13), 13 come quelli di Abass il più vispo. Ci sono piaciuti Filloy, Biligha, a tratti Gentile ha detto, alla sua maniera, non potete fare a meno di me. Nebbia al mercato lungo di Danzica. Ce lo aspettavamo, ma guai a dirlo.

Arrivederci a febbraio quando non si potrà sbagliare.

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