A vrà meditato sull'effetto audience tutta la notte, poi però ha fatto la scelta giusta. Contro qualsiasi ipotesi plausibile, contro qualsiasi ragionevolezza. Il bello (o il brutto) degli allenatori è questo. C'è chi pensa di stupire tutti e sbaglia completamente formazione, c'è chi invece stupisce proprio prendendo tutti in contropiede. Maurizio Sarri ha fatto intuire che l'uomo giusto per aprire le danze a San Siro sarebbe stato Gonzalo Higuain, lo juventino più in palla del momento, giustificando il malcontento di Dybala, le «reazioni che fanno audience a livello mediatico». E invece dal tunnel di San Siro sbuca proprio la Joya, nella nemesi finale di un'estate che l'ha visto per settimane avvicinato proprio alla maglia nerazzurra, nel senso dello scambio tanto ventilato tra lui e Maurito Icardi.
Come se Sarri sapesse che il Pipita sarebbe stato ancora l'incubo dell'Inter nel finale di partita e invece a Dybala sarebbero bastati i primi tre minuti di gioco per diventare la prima scheggia impazzita di una partita piena di elettricità dal primo all'ultimo secondo. Perché la Joya non ci mette tanto a trasformare un lancio di Pjanic in un diagonale velenoso che passa tra le gambe di Skriniar e si infila nell'angolo di Handanovic.
Dybala dunque si prende subito la scena in due mosse, togliendo i riflettori da Conte e Sarri, che dopo una settimana di frullatore bianconerazzurro sembravano gli unici due protagonisti della sfida. E invece Paulo diventa l'uomo della serata. Non solo per il gol lampo, ma anche perché si riprende il ruolo di spalla ideale di Cristiano Ronaldo, perché mette altre volte lo scompiglio in casa nerazzurra (a inizio ripresa Handanovic deve uscirgli tra i piedi per neutralizzarlo), ma anche perché diventa suo malgrado il protagonista negativo del gol annullato a CR7, dimenticandosi un piede in fuorigioco nello sviluppo dell'azione.
E poi, alla fine del primo tempo, arriva quasi a guadagnarsi un rigore, se Rocchi non ritenesse veniale la manata di Godin, mentre la Joya vola via come se gli fosse andato addosso un frecciarossa. Rigore più o meno presunto da cui nasce anche la rissa cinematografica che accompagna le squadre negli spogliatoi, con il portiere di riserva nerazzurro Padelli che va a dire qualcosa di troppo all'argentino, scatenando la furia di Matuidi e Bonucci. Per fortuna la ripresa si apre con Dybala e il compagno di nazionale Martinez che scherzano e ci trasmettono un momento di distensione.
Un Dybala talmente risalito nelle quotazioni sarriane che nel momento in cui il tecnico juventino decide che sia arrivato il momento di Higuain, il vero predestinato della serata, non se la sente di fare la mossa più attesa e prende ancora tutti in contropiede: dentro il Pipita e fuori Bernardeschi. Sarri aveva fatto capire di recente che una Juve con il trio delle meraviglie non sarebbe stata impensabile, ma nessuno avrebbe mai immaginato di vederla addirittura contro l'Inter a San Siro. La Joya in appoggio alla coppia Ronaldo-Higuain, quasi fantascienza calcistica.
Esperimento coraggioso, persino troppo osée, tanto che non dura nemmeno dieci minuti, poi Sarri stende la passerella verso gli spogliatoi alla Joya ritrovata e va a godersi la magia dell'altro argentino che continua il suo momento magico tornando (a colpire) sul luogo del delitto. Era rimasto al gol scudetto di due stagioni fa, ci è tornato con un'altra fiondata alle illusioni interiste. Per la Joya e il Pipita il destino è proprio nerazzurro.
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