nostro inviato a Parma
Quando segna Pogba la Juve va. Sì, certo, a Firenze si è fermata. Ma quest'anno il gol è stato una buona novella: via al successo in Supercoppa, il sigillo del comando nel derby e stavolta un altro tap in che fa la differenza. La Juve si asciuga la fronte in tutti i sensi. Una faticaccia questo vincere a Parma, però parlano i numeri: terza vittoria consecutiva dopo lo sberlone fiorentino, difesa per la terza volta senza gol. Come dimostra la Roma, chi ben difende meglio se la passa. È la legge del pallone italiano, ed anche internazionale alla faccia dei faciloni che parlano di calcio spettacolo.
Juve pronta per il Real Madrid? Meglio andarci piano, se pensiamo ad una squadra pronta per vincere. Magari per pareggiare, ma servirebbe poco. La facilità con cui il Parma ha tenuto il campo, ben assestato nel gioco e nelle formule proposte da Donadoni, dovrebbero indurre Conte (al di là delle parole da post partita) a grattarsi la crapa. Intanto la Juve ha prodotto poco e segnato un gol dopo avere creato un'altra sola vera occasione da rete: Tevez gira una palla giunta da Padoin e Mirante ha i riflessi giusti. Vista la mancanza di fantasia e di un calcio destabilizzante per gli avversari, non c'è Juve senza Pirlo. E forse non c'è attacco senza le genialate di Quagliarella. Anche stavolta il veni, vidi, vici si è realizzato grazie alla follia al potere che prende l attaccante bianconero quando gioca al bello e impossibile. L'azione che ha propiziato il gol di Pogba è frutto della sua insolenza calcistica, quella che può aver dentro solo un guaglione napoletano: ieri è stata giravolta e tiro dalla riva del suo mare lontano, pallone sulla traversa e Pogba ha sfruttato il dormiveglia generale, o forse lo stupore degli avversari, infilandosi in area in tap in.
Il gol, solitamente, vale una partita anche per il prezzo del biglietto. Stavolta di più, perché la Juve ha ritrovato ottimismo e peso specifico in campionato. Alla fine della storia sarà da tirar le somme e vedere quanto peso avrà avuto questo colpo della quaglia. L'anno scorso i colpi pesarono parecchio in Champions. Ma dipendere dalla bontà calcistica di Pirlo e Quagliarella tien la Juve sulla corda del dubbio. Il Parma ha giocato bene e con bella personalità per gran parte della partita. La Juve con Pogba centrale, eppoi mezzala fin al rientro di Pirlo, era macchinosa e prevedibile come spesso le capita. Biabiany ha dimostrato che magari serve a questa squadra più che al Parma: siluro nero sulla fascia ha passato Chiellini come fosse una vecchia e sbuffante locomotiva. La difesa, con Ogbonna al posto di Bonucci, ha sofferto di minor personalità, soprattutto quando si trattava di riproporre l'azione. La Juve ideata da Conte mancava proprio degli unici due giocatori con il piede da radar. E se ne sono visti gli effetti. Tevez si è battuto non avendo alcun apporto da Giovinco: ne ha cavato un tiretto nel primo tempo e un pallone da killer nella ripresa. Inutile paragonarlo con Cassano che ha fatto il damerino. Carlitos è giocatore sempre, anche se la Juve non gli ha dato una mano. Fortuna per la Signora che il Parma sia fragilino in attacco, nonostante il gran sgomitare di Amauri. Gobbi ha provato due volte il tiro, l'italo brasiliano si è mangiato un tap in nella ripresa, Cassano ha provato una conclusione a giro solo nei secondi finali: tutto qui il tiro in porta, pistole ad acqua. In compenso il centrocampo parmigiano ha fatto intuire le difficoltà di Pogba e Vidal finché non sono tornati al ruolo naturale, la scarsa lena di Marchisio e la poca personalità degli uomini di fascia.
Partita per
molti ex, nel senso della maglia e non della carriera. Uno solo fischiato: Giovinco. Con una maglia (l'ultima vittoria casalinga del Parma sui bianconeri ha la sua firma) o con l'altra è sempre stato letale: per la Juve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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