Più che una Juve vincente a corto muso, qui c'è una Juve a muso corto: troppo gracilina là davanti soprattutto quando Chiesa non ha vicino un attaccante che sappia dialogare, compatta simil (quasi: non esageriamo) tempi d'oro dal centrocampo in giù. A dispetto dei giochisti, molto meglio la Juve risultatista. Non sarà forse da scudetto, ma certo da zona Champions contando sul fatto che, come sempre, il campionato troverà la linea demarcatrice dopo gennaio. Questa Juve non è la più forte del reame, anche se dopo le divagazioni interiste è difficile aver certezze su quale sia la più forte, però è tornata ad essere una squadra temibile: concedile il contropiede e vedrai chi ti farà andar di traverso il caffè. Il campionato aveva, comunque, bisogno di una Signora da competizione: valorizza gli avversari e pure il torneo. Mettiamoci anche il quid che vale l'orgoglio: Juve fortemente italiana, con un gioco fortemente italiano, il contropiede è bellissimo per chi sa apprezzarlo, in un anno calcistico che ha eletto la nazionale nostra campione d'Europa. Per un caso, oppure no, questa è storia calcistica attuale e la Juve, contro la Roma, ha schierato cinque giocatori campioni d'Europa e due a corredo (De Sciglio e Kean) che, guarda caso, sono stati decisivi. Dunque, per una volta: viva l'italianismo vincente. Il pallone si diverte e talvolta è ingannatore? Probabile. Ma qui si va per fatti: dopo due mesi e mezzo, Allegri è riuscito a sfrondare la squadra di inutilità estetiche e a restituirle assetto più dignitoso. Senza dimenticare che la rosa Juve non è da primattore: la difesa si è arroccata su tre pilastri e non può farne a meno.
Il centrocampo avrebbe bisogno di qualche puntello a gennaio, però ora gioca secondo capacità ed umiltà: difendere la difesa e godersi i contropiedisti. Non sappiamo dover arriverà la Juve, ma certamente è arrivata ad usare intelligenza calcistica. E italiana.
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