Juve grandi firme. Il Milan fa paura ma il re è Vucinic

Notte di spettacolo a Torino: gol di Del Piero poi Mesbah. Allegri toglie Ibra, Maxi regala i supplementari

Juve grandi firme. Il Milan fa paura ma il re è Vucinic

Vucinic è meglio di Ibrahimovic. Tocca a lui firmare il 2 a 2 conclusivo che mette fine, al culmine di 120 tiratissimi minuti di calcio combattuto, a una rivalità non ancora conclusa. Perchè il duello rusticano in campionato è tutt’altro che concluso. La Juve è meglio del Milan, risultati alla mano. Nella quarta sfida della stagione (2 successi e 2 pareggi la contabilità finale), sgabbia Del Piero, si fa vivo e minaccioso il Milan dei senza Ibrahimovic, con Mesbah e Maxi Lopez si guadagna i supplementari, prima di cedere il passo alla zampata del montenegrino che mette la parola fine sulla semifinale. La Juve di Conte può incorniciare il primo successo: la finale di coppa Italia è tutta sua. Può alzare una coppa in capo all’anno della rifondazione. Vucinic è meglio di Ibra, sparito all’intervallo anche a causa dell’attacco influenzale, e si ritaglia una serata memorabile, inaugurata dal gol di Del Piero, la storia bianconera che non se la sente ancora di andare in soffitta. Quando proprio sembra spremuta, spolpata, la Juve, col fiatone negli ultimi minuti regolamentari (Pepe e Lichtsteiner i più affaticati) tira fuori le unghie e capovolge con il petardo del montengrino pronostico e inerzia della sfida.

Juve e Milan hanno regalato una notte di calcio spettacolare ed attraente: non sono mancate le prodezze (il gol di Maxi Lopez, quello del 2 a 2 di Vucinic) e nemmeno le amnesie (sul gol di Del Piero e quello di Mesbah), come i falli, decisi, cattivi, ripetuti come può testimoniare il lungo elenco degli ammoniti (Vidal alla fine meritava il rosso diretto). Un vulcano in piena eruzione la panchina bianconera: Orsato ha dovuto espellere uno dei collaboratori di Conte, magari è lo stesso che a Bologna rifilò qualche insulto al quarto uomo. La Juve ha meritato, è bene scriverlo. Il suo successo è maturato in particolare nella sfida di San Siro: grazie a quel 2 a 1 targato Caceres, ha prima gioito, poi sudato freddo, infine portato in giro nello stadio le proprie bandiere.
Chi aspetta al varco Ibrahimovic, in campo solo per un tempo, il primo, a dispetto dell’influenza, deve scoprire invece l’argento vivo di Vucinic che è il vero mattatore della sfida made in Juventus. É vero, il montenegrino è un tipo fumantino, discute con l’arbitro, polemizza con Conte e dispensa qualche manata di troppo, ma poi ogni volta che ha il pallone tra i piedi, mette in crisi la difesa milanista, nonostante la buona opposizione di Antonini. Se Ibrahimovic invece si ritira all’intervallo perchè il risultato a quel punto (1 a 0 per la Juve, sigillo di Del Piero) detta propositi meno bellicosi nello spogliatoio rossonero, Vucinic si batte e sfiora il bersaglio da cima a fondo. Nei 45 minuti senza infamia e senza lode, lo svedesone riesce in una sola circostanza a fare il mammasantissima, Storari è bravo ed abile nel deviare la stilettata in angolo. Poco, troppo poco per lasciare il segno sulla semifinale rimasta nella prima frazione nella disponibilità bianconera. Proprio quando esce Ibra ed entra Maxi Lopez, senza volerlo forse, senza saperlo di sicuro, cambia la vita del Milan e anche il corso della semifinale, come accadde già a Udine in campionato. Perchè la Juve si spegne lentamente mentre il Milan mette la testa fuori dalla sua metà campo e gela lo stadio torinese prima con Mesbah, spuntato solo soletto alle spalle di Pepe, stravolto dalla fatica, poi con l’argentino dal pelo biondo autore di una prodezza magistrale. Spalle a Chiellini si libera di un paio di birilli al limite dell’area e fulmina Storari con una stoccata che spinge la semifinale ai supplementari. E non lo assiste nemmeno la migliore salute muscolare.

Dopo appena sei minuti del primo supplementare, il sigillo di Vucinic toglie al Milan ogni speranza e le poche energie a disposizione.

Perchè Pippo Inzaghi, arrivato dalla panchina, non ha molto da spendere, Thiago Silva deve chiudere con una evidente zoppia, gli altri della compagnia rossonera non possono fare granchè. Han sfiorato il colpaccio. É la loro medaglietta al petto.

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