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«Una Juve nata per vincere ma El Shaarawy è come noi»

«Una Juve nata per vincere ma El Shaarawy è come noi»

I giocatori che possono vantare di essere andati a segno in Milan-Juve con entrambe le maglie si contano sulle dita di una mano. Bruno Mora, Romeo Benetti, Filippo Inzaghi e due bomber storici, capaci con i loro gol di risultare sempre decisivi nel confronto tra le due squadre più titolate d'Italia. Josè Joao Altafini e Pietro Paolo Virdis sono entrati di diritto nella storia di Milan-Juventus. Hanno vinto campionati e coppe con entrambe e il brasiliano risulta ancora oggi il miglior marcatore negli incroci tra bianconeri e rossoneri: 13 reti totali, 5 a San Siro e 8 a Torino. Il sardo, nelle quattro partite in cui è andato a bersaglio, non ha mai perso (due vittorie e due pareggi). Josè e Pietro Paolo ci hanno raccontato, in un'intervista doppia, i loro ricordi legati a questo affascinante incontro.
Lasciato il mondo del calcio giocato, come vive oggi?
Altafini: «Non ho mai tempo libero. Guardo calcio in continuazione e lavoro per Sky Sport».
Virdis: «Gestisco un'enoteca in zona Sempione a Milano. Mi piace e mi gratifica».
Qual è il suo Milan-Juventus preferito?
A: «Ricordo un 5-1 a Milano del novembre 1961: ho fatto quattro gol. Ma anche il 4-5 di Torino del 1958. Vincevamo 4-1, ci hanno rimontato e abbiamo fatto il quinto gol a tempo scaduto. Quante emozioni!».
V: «Tutti quello che ho vinto li ricordo con piacere, ma scelgo l'1-0 con la Juventus a San Siro del 1981. Ho segnato io il gol decisivo».
Le è mai pesato scendere in campo da ex?
A: «No. Io ho sempre vissuto tutto con la massima professionalità. Quando giochi per una squadra devi dare tutto per quella squadra, tralasciando il passato. Infatti non approvo chi segna e non esulta per rispetto della ex squadra».
V: «No. Anche perché prima ho giocato nella Juve, poi nell'Udinese e poi il Milan mi ha dato l'occasione di tornare a grandi livelli».
Qual è il suo scudetto più bello?
A: «Quello del primo campionato in Italia, nel 1958-59 con il Milan. Ho segnato 28 gol, secondo in classifica marcatori dietro ad Angelillo».
V: «Sicuramente quello con il Milan del 1987-88. Una cavalcata con il Napoli risoltasi alla fine. Nella sfida decisiva al San Paolo, a tre giornate dalla fine, ho fatto due gol».
C'è un rimpianto nella sua carriera?
A: «Sì. Quando nel 1976 ho lasciato l'Italia. Avrei potuto segnare ancora e superare Nordahl che aveva solo 9 gol più di me nella classifica di tutti i tempi in campionato. Dovevo rimanere un altro anno».
V: «Nessun rimpianto. Ho giocato fino a 34 anni, dando sempre il massimo».
Manca di più un attaccante come lei alla Juve o al Milan?
A: «Ad entrambe (ride). Nessuna delle due ha un vero centravanti di livello».
V: «Io invece dico a nessuna delle due. Il Milan ha già El Shaarawy, la Juve ne ha almeno quattro di livello. Forse Conte dovrebbe sceglierne due fissi e dargli più fiducia».
C'è qualche attaccante in cui si rivede?
A: «Sono altri tempi, però se devo scegliere un nome dico Mario Balotelli. Ha dei mezzi incredibili e se solo avesse la testa di Messi, diventerebbe uno dei più forti di sempre».
V: «El Shaarawy del Milan. Agile, tecnico, guizzante. Ha un grande futuro».
Come finirà a San Siro domenica?
A: «Bianconeri favoriti: stanno attraversando un periodo ottimo. La vittoria col Chelsea darà carica. Il Milan ha giocato bene con il Napoli e a Bruxelles, ma contro questa Juve è dura».
V: «Diciamo 60% Juve e 40% Milan. I bianconeri sono costruiti per vincere il campionato e difficilmente sbagliano le grandi partite».
E chi saranno i protagonisti?
A: «Due nomi: El Shaarawy per il Milan e Quagliarella per la Juve. Sono i più in forma».
V: «Mi aspetto una riscossa da Nocerino e Boateng.

Per la Juve uno dei centrocampisti: Vidal, Marchisio o Pirlo».

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