È un uomo felice («mi sono appena sposato e sto da dio!»), reduce da qualche giorno di riposo vissuto a Londra, e un allenatore dotato di sicurezze granitiche («anche quest'anno troverò la soluzione giusta per il Real»). Ha appena toccato il cielo del calcio madridista (la decima) con un dito ma è pronto a rimettere sè stesso e il suo gruppo a caccia di nuovi trionfi. «Le mie sicurezze sono poggiate su due pilastri: ho un gruppo di straordinari professionisti, qui al Real non si scherza mica e poi Cristiano Ronaldo che fa un gol a partita». Non c'è bisogno di presentazioni, allora, per cominciare l'intervista con Carlo Ancelotti.
Se l'aspettava la partenza felice del Milan di Pippo Inzaghi?
«Più che aspettarmelo lo speravo. Ed è arrivata. Perchè l'arrivo di Pippo ha portato una carica di entusiasmo a Milanello e dintorni».
Merito del mercato a parametro zero?
«Merito innanzitutto del ritorno di Silvio Berlusconi al fianco della squadra: è l'acquisto più importante dell'ultimo Milan. Poi sono arrivati professionisti esemplari. Io ne conosco qualcuno e parlo per conoscenza diretta».
Per esempio il portiere Diego Lopez: ha ricevuto la sua benedizione e quella di William Vecchi...
«Ha delle qualità, è uno molto applicato, che ha accettato la sfida di ricominciare in un altro calcio dopo il Real. A Madrid c'era il dualismo con Casillas e lui ha scelto di giocare in modo stabile».
Inzaghi come Conte ha adottato il mantra di Arrigo Sacchi: prima viene l'uomo e poi il giocatore. Siamo sicuri che funziona?
«L'ideale sarebbe avere l'uno e l'altro, l'uomo e il talento. Ma i grandi gruppi si formano grazie a persone intelligenti e professionisti inappuntabili. E sono i grandi gruppi che poi finiscono col vincere sul campo. Io non ho dubbi a tal proposito».
Eppure forse solo Ancelotti, a sentire gli elogi ricevuti dai suoi giocatori, riuscirebbe a domare un ribelle come Balotelli...
«Non lo so, non ho mai incontrato il ragazzo e quindi non emetto giudizi per sentito dire. Aggiungo solo un'autocritica: a volte avere un allenatore che riscuote il gradimento dello spogliatoio può diventare un limite».
Anche l'Italia di Conte è partita col piede giusto...
«E la mia osservazione è identica. Ho colto dentro e intorno alla Nazionale un clima nuovo. Va bene per l'amichevole con l'Olanda, poi quando il gioco si farà duro, bisognerà qualificarsi e ben figurare nel prossimo europeo. E purtroppo il tempo a disposizione di Conte non è granchè, io l'ho sperimentato ai tempi di Arrigo. La spinta maggiore può arrivare solo dalla maturazione dei giovani, alcuni dei quali, non hanno nemmeno la Champions per fare esperienza. Penso a De Sciglio, Darmian, Immobile, Florenzi, El Shaarawy, Verratti, Destro».
A proposito di Verratti: è pronto per prendere il posto di Pirlo?
«Certo che è pronto. E quello è il suo ruolo. Poi ha una qualità che dovrebbe aiutarlo. Non si spaventa davanti a niente, ha la personalità per raccogliere l'eredità».
Sono in molti ad aspettare al varco Allegri...
«Il paragone con Conte sarà inevitabile ma non credo che possa condizionarlo. Ho incontrato Max a Nyon e mi ha confessato di essere molto contento della Juve e del proprio inserimento. É ancora la squadra più forte nel campionato, perciò la favorita numero uno per lo scudetto. La sfida con Conte si giocherà in Champions, però».
Eppure la Roma non è rimasta a guardare...
«Certo. Il suo fiore all'occhiello è stato Iturbe oltre a Cole che può portare tanta esperienza. Quest'anno c'è la Champions e sarà più complicato rispetto al torneo precedente senza coppe».
Sono tanti i nuovi arrivi nel calcio italiano: da chi è incuriosito?
«Da Morata. Io lo conosco bene, aveva bisogno di giocare con continuità, è molto serio».
Nel frattempo a Verona è spuntato Coman...
«Prima di lasciare Parigi l'ho fatto esordire. Lui e Rabiot erano in assoluto i due talenti più interessanti del vivaio parigino. Il Psg li ha persi entrambi: bisognerebbe chiedersi perchè».
L'avvio del Real è stata una derrota infernal, forse è il caso di ricordare la frase di Kakà, il talento non basta...
«Ma da allora, da quando Kakà rilasciò quell'intervista, è passata una vita. Adesso ci sono atleti in circolazione. La verità sul conto del Real è un'altra: noi siamo un diesel».
Florentino Perez ha detto che acquisti e cessioni sono stati concordati con Ancelotti...
«Esatto. É così da quando faccio l'allenatore».
A Madrid gira il gossip secondo cui Xabi Alonso ha lasciato il Real per salvare il matrimonio...
«Non mi risulta».
Le risultano invece gli infortuni di Khedira e di Carvajal?
«Certo: le nazionali da un anno a questa parte non ci portano fortuna».
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