Una Juve vincente ma brutta A Zagabria serve una svolta

Se la partita con l'Inter era la peggiore degli ultimi trent'anni, a Palermo se n'è vista una più orribile...

Una Juve vincente ma brutta A Zagabria serve una svolta

Articolo quinto, ha ragione chi ha vinto. Lo ripeteva Carlo Ancelotti uno che ha vinto dovunque e comunque, continuando a frequentare il codice di cui sopra. La Juventus si adegua, è in testa alla classifica ma come gioca a football? Male, malissimo. Secondo Massimiliano Allegri la partita contro l'Inter era stata la più brutta degli ultimi trent'anni. E quella contro il Palermo? La più orribile degli ultimi cinquanta. E' questo il record che insegue l'allenatore livornese, la grande bruttezza juventina? La prestazione di Palermo è stata di livello bassissimo, i due infortuni ad Asamoah e Rugani, che resteranno indisponibili fino a novembre, hanno aggiunto sapore amaro a una trasferta senza senso, al di là dei tre punti che sono poi l'essenziale. Nessun senso di gioco, nessun senso di ritmo e concentrazione. Non è questa la Juventus che molti, anzi tutti, si aspettavano. Allegri cambia formazione continuamente perché non ha certezze delle proprie scelte, non della condizione dei suoi dipendenti. E' la crisi del terzo anno, una sorta di appannamento, di ansia di prestazione che porta a sbagliare le cose più semplici. Non sarei stupito se questa fosse l'ultima stagione di Allegri a Torino, anche un epilogo trionfale, con i successi sulle tre competizioni, non cambierebbe l'idea e lo stesso tecnico di più non potrebbe andare. Non è la ghigliottina ma un segnale di fumo grigio che arriva da Torino, là dove i dirigenti studiano alternative future.

La Juventus di Palermo e quella di San Siro non hanno alcuna parentela con la Juventus dello stesso Allegri e nemmeno con quella di Conte che continuerà in eterno ad essere l'ombra sul popolo bianconero. La Juventus che va a Zagabria per il secondo giro di Champions league è già chiamata alla prova decisiva, dopo il pari interno con il Siviglia. Allegri cambierà ancora la formazione, Dybala ritorna, in mezzo al campo ci sono da chiarire molte cose, Pjanic cambia posizione da una partita all'altra, anzi da un tempo all'altro e poi, a Palermo, è stato singolare vedere Allegri, a due minuti dalla fine, durante una breve pausa, spiegare a Higuain che cosa avrebbe dovuto fare. Lo stesso Higuain rischia di finire avvelenato dal non gioco della squadra, i compagni lo cercano raramente, la sua presenza, in coppia con Mandzukic, avrebbe previsto e imposto un robusto gioco sugli esterni, cosa che non è accaduta, la Juventus ha continuato a giocare su episodi personali, con Dani Alves che riteneva di allenarsi su una spiaggia di Rio (Gianni Agnelli così disse a Julio Cesar, difensore brasiliano della Juventus negli anni Novanta: «ogni tanto crede di essere a Ipanema»).

La Champions è un obiettivo per il club, lo è non per la vittoria finale, perché ci sono

squadre più forti, ma per i denari che garantisce a partire dagli ottavi in poi. Sbagliare a Zagabria sarebbe un passo pericolosissimo anche a livello psicologico e Allegri non può permetterselo. Le ombre sono lunghe e pesanti.

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