Luca Talotta
La cartolina che arriva da Genova è implacabile: Vincenzo Montella che allarga le braccia. Sconsolato. E che si appoggia alla panchina per non perdere l'equilibrio e venire travolto. Quello che è successo alla sua Sampdoria, la peggiore di stagione, che ha perso nettamente l'unica gara che poteva salvare la stagione, il derby contro il Genoa. Poi sono volati gli stracci in casa blucerchiata, nel giorno in cui comunque è arrivata la certezza matematica della salvezza grazie alla vittoria della Lazio contro il Carpi. Il ds Osti ha parlato di «gara indegna, la squadra non ha giocato: è una macchia in questo campionato fallimentare». Montella ha replicato a muso duro: «Io non mi vergogno. A me piacerebbe avere una strategia comunicativa comune dopo le sconfitte pesanti e dopo momenti difficili come questo. Chiedo scusa ai tifosi ma non mi piace fare esternazioni pro-tifosi: non mi vergogno, io e il mio staff lavoriamo 18 ore al giorno poi se gli altri sono più bravi bisogna fargli i complimenti». Quindi praticamente chiude il capitolo Sampdoria: «Bisogna vedere se io e Ferrero siamo fatti uno per l'altro».
Tutto conseguenza del dominio assoluto sul campo del Grifone, che saluta nel migliore dei modi l'ultima gestione Gasperini, con Ivan Juric pronto a prenderne il posto in panchina. E pensare che il Montella allenatore non aveva mai perso finora nei cinque precedenti contro Gasperini. A fare la differenza è stata la qualità dei solisti, su tutti Pavoletti (subito in gol) e Suso (doppietta). Una Sampdoria che ha lasciato molti dubbi; unico schema in campo: palla in verticale per Cassano che inventa qualcosa.
Troppo poco, soprattutto se di fronte c'è una squadra organizzata e che gioca a memoria. Quindi festa da una parte e rabbia dall'altra, con tanto di fotografo portato via in barella sanguinante per un oggetto lanciato dalla curva Samp in piena contestazione con la società.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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