L'ANALISI

Poi dicono che gli allenatori non contano. Vedi la Samp, squadra morta nelle gambe e nella testa con Zenga in panchina, riprendere vitalità e acquisire certezze calcistiche nel giro di poche settimane, appena Vincenzo Montella ha avuto tempo di lavorare a Bogliasco. Vedi anche lo stesso Bologna di Donadoni (accolto a San Siro con un boato da brividi) che sembra un'altra squadra e invece è sempre la stessa perché non ancora è intervenuto alcun cambiamento dal mercato ma il lavoro del nuovo tecnico è riuscito a rilanciare Destro, a cementare fiducia e certezze per un gruppo che non poteva essere l'ultimo della classe. Vedi anche come marcia, spedita e leggera, la Fiorentina passata da Montella a Paulo Sousa senza accusare alcun contraccolpo, anzi addirittura migliorando il calcio geometrico del suo predecessore. Perché allora a Milanello non è possibile cogliere alcun miglioramento dal lavoro (da sei mesi) dello staff tecnico che pure ha raccolto qualche apprezzamento da squadra e addetti ai lavori? Forse la risposta è tutta condensata nella serie degli errori commessi in attacco prima e in difesa poi. Magari non si risolveranno tutti i guai con un altro cambio di panchina ma è l'epilogo che tutti danno per scontato forse non domani, magari proprio a fine gennaio, quando sarà chiaro anche il destino in coppa Italia. E tra le ipotesi alternative circolate ieri sono quelle di sempre.

Con Brocchi, tecnico della primavera, magari protetto eventualmente, dall'esperienza di un tecnico collaudato come Marcello Lippi che pure ha fatto sapere di essere eventualmente interessato a qualche nazionale non più a un club.FORD

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