L'Argentina si allena, l'Italia impara

Azzurri, poche idee e solo qualche lampo. I sudamericani vincono anche senza Messi

L'Argentina si allena, l'Italia impara

L'era azzurra di Gigi Di Biagio, 20° ct unico della storia della Nazionale e decimo ad aver anche vestito la maglia dell'Italia, inizia con un ko che regala una ripartenza non felice. I segnali incoraggianti di una piccola ripresa sono arrivati solo nei primi venti minuti del secondo tempo. Un po' poco forse, pur trattandosi di un gruppo in rodaggio (anche se con sei titolari reduci dalla notte infausta di novembre a Milano). Difficile prendersi sulle spalle la pesante eredità di una Nazionale da ricostruire: gli esordi dei giovani Chiesa e Cutrone, l'inserimento di Insigne in un ruolo più adatto alle sue caratteristiche e l'affidamento delle chiavi in regia a Jorginho sono una sorta di ponte gettato sulla Nazionale del futuro.

Un futuro che l'Argentina sta già scrivendo con un gruppo di maggiore valore tecnico - ieri sera orfano di Messi fermato da un problema muscolare - che prepara il Mondiale. Senza Dybala e Icardi ma con un Higuain recuperato dopo quasi dieci mesi e un Di Maria che studia da leader. Un futuro che l'Italia potrà scrivere con certezza solo quando sarà ufficializzato il successore di Ventura. La truppa di Di Biagio è dominata nel primo tempo, quando i giocatori badano più a gestire le posizioni in campo e in più commettono un sacco di errori in fase di disimpegno. Nessun tiro nel primo tempo (la conferma di un trend ereditato dalla precedente gestione, solo tre gol segnati nelle ultime 7 gare) contro i sei dell'Albiceleste con Buffon che sporca i guantoni respingendo le conclusioni di Tagliafico e Higuain.

Insigne e Immobile hanno le occasioni migliori agli albori della ripresa, con il portiere di riserva del Chelsea Caballero - debutto in nazionale a 36 anni - ad esaltarsi. Poi sempre Argentina che alla fine piega la resistenza azzurra con Banega (rinato da quando è approdato a Siviglia) e Lanzini, nonostante avesse mandato in panchina da tempo il Di Maria grande ispiratore di tutte le azioni pericolose. Il risultato alla fine rispecchia la superiorità tecnica della Nazionale di Sampaoli. Il ricordo di Astori all'inizio resta il più bel momento della serata. «Abbiamo sofferto il loro palleggio, abbiamo anche provato ad andarli a prendere giocando un buon secondo tempo in cui meritavamo qualcosa in più - così Di Biagio - ma non dimentichiamoci che sfidavamo i vicecampioni del mondo. C'è da lavorare e lo sapevamo, questa squadra non si porta dietro nessun blocco dopo l'eliminazione dal Mondiale, paghiamo l'inesperienza di molti ragazzi. Non c'è il rischio di deprimersi, è solo l'inizio di una nuova avventura».

Sul fronte ct il conto alla rovescia in Federcalcio è iniziato, l'obiettivo è chiudere la pratica a metà maggio. Si punta a un bersaglio grosso italiano tenendo conto dell'aspetto economico: 10 milioni lordi il budget fissato per l'intero staff tecnico, ma il commissario Fabbricini vorrebbe tornare a un ingaggio in linea con i livelli della Figc. «Abbiamo l'obbligo di cercare il meglio, con tutto il rispetto per chi sta lavorando ora - ha detto ieri a Manchester -. Le persone che stiamo monitorando hanno tutte degli impegni contrattuali, dobbiamo saper aspettare».

Così, tra contatti informali, la cinquina di nomi è sempre quella: oltre a Di Biagio, Mancini (al momento in pole), Ancelotti, che di recente ha riaperto all'ipotesi azzurra, il Conte in uscita dal Chelsea e Ranieri. Senza escludere qualche sorpresa (Gasperini?) che potrebbe spuntare in extremis.

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