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La Lazio sogna di dare un colpo di mano alla Signora davanti

I biancocelesti beffano l'Atalanta e sono ora a meno 3. Ma il tocco di mano di Floccari pesa sulla loro vittoria

La Lazio sogna di dare un colpo di mano alla Signora davanti

Roma - Questione di numeri - quelli da record della truppa di Petkovic - e di fortuna - leggi autogol dell'atalantino Brivio che «blinda» la partita nel finale -. E da ieri c'è di mezzo anche un aiutino arbitrale. Intendiamoci bene: l'exploit della Lazio è tutto nel lavoro di Petkovic, abile anche di fronte alle assenze e a una giornata opaca della squadra a cambiare pelle dal punto di vista tattico (come accaduto ieri). E la classifica, che le attesta il simbolico ruolo di anti-Juve, è più che meritata. I numeri dicono infatti che i biancocelesti vantano una serie positiva tra campionato e Coppe di 14 risultati utili consecutivi - come il dirimpettaio Zeman nella stagione 1994-95 quando era alla guida dell'altra squadra del Tevere -; all'Olimpico hanno ottenuto 9 vittorie e un pareggio su 11 incontri; in due settimane hanno risucchiato alla Juventus 5 punti, salendo a -3 dall'armata di Conte e sognando ora legittimamente in grande.

L'ultimo capitolo dello straordinario libro laziale si macchia però di un episodio che ha fatto arrabbiare gli avversari di giornata: quel tocco di mano di Floccari che poi segna il gol spacca-partita contro un'Atalanta coriacea. «È involontario», continua a ripetere l'assistente di porta Fabbri di fronte ai nerazzurri inviperiti per l'assegnazione della rete. Ma a finire sul banco degli imputati è soprattutto l'arbitro Peruzzo. «Con lui avremmo bisogno di un chiarimento - tuona il dg atalantino Marino -. Quando c'è Peruzzo, nella nostra area i falli di mano degli avversari non valgono. È successo l'anno scorso a Firenze, si è ripetuto a Roma. A questo punto gradirei che prima di arbitrarci, ci comunichi qual è il suo regolamento, perché con noi non utilizza lo stesso che usa con le altre squadre...».

Marino invoca il fair play e la signorilità mostrata da Marchetti (ieri in campo con un dolore al costato e osservato speciale di Vincenzo Di Palma, il preparatore dei portieri del ct Prandelli in azzurro) che aveva riconosciuto una sua deviazione in angolo su tiro di Brivio sfuggita ai soliti Peruzzo e Fabbri. «Non lo reputo un favore per la Lazio, la mano di Floccari non era volontaria e lì decide solo l'arbitro - la replica del tecnico della Lazio Petkovic -. L'Atalanta voleva confessasse, non possiamo essere sempre quelli che regaliamo, l'abbiamo già fatto a Napoli e nel primo tempo con Marchetti. È giusto così: sono gli arbitri che devono decidere». «Avevo la mano lungo il corpo e sono andato con il ginocchio, ma la palla era molto vicina: non so se l'ho toccata con la mano, forse l'ho sfiorata, il guardalinee era lì a due metri», la versione di Floccari che dice di non aver esultato solo per il ricordo di due anni importanti passati a Bergamo.

L'episodio conta eccome, ma la Lazio avrebbe comunque meritato il successo. La sua marcia (ieri quarta vittoria di fila) la costringe a non potersi più nascondere di fronte all'ambizioso obiettivo. «La brutta Lazio del primo tempo di ieri non merita questa classifica - tira il freno l'allenatore di Sarajevo -, siamo riusciti a cambiare mentalità nel secondo ma per poter aspirare a qualcosa di più, dobbiamo essere costanti per 90 minuti. La ciliegina sulla torta del mercato? Ci sarà la ciliegina quando torneremo al top della forma e a giocare come qualche settimana fa.

Se arriverà qualcuno sarà il benvenuto, ma dovrà dimostrare di essere meglio di quelli che stanno facendo benissimo».

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