Charles Leclerc lo ammette, lui vuole vincere sempre, anche ai videogiochi. È fatto così, competitivo e perfezionista. Per la videochat indossa la maglietta con gli sponsor corretti, l'orologio di chi lo paga per farlo. Ha anche la faccia perfetta, quella del bravo ragazzo che non vede l'ora di tornare a vivere normalmente. Non indossa gli occhiali alla Binotto che usa per giocare («Sono da riposo, non sono diventato miope»). L'unica cosa che gli manca è un telefono funzionante. Il suo ha fatto un brutto volo e la telecamera fa un effetto flou che fa tanto Richard Avedon. Uno che gli sarebbe piaciuto visto che Charles sul muro ha una gigantesca foto d'autore in bianco e nero. È un homeless della serie firmata da Lee Jeffries qualche anno fa. «È un'immagine potente, mi piaceva mi spiace per il telefono, ma l'ho preso dentro con l'asciugamano uscendo dalla doccia e ha fatto una brutta fine». Sarà anche un campione, ma resta sempre un ragazzo di 22 anni.
Le sue giornate cominciano con comodo verso le 10, 10 e mezzo. Allenamento, simulatore e videogame, pasto, allenamento, simulatore, qualche libro, il piano, la chitarra, molta musica e fidanzata. Non necessariamente in quest'ordine. «Sul simulatore ci sto anche 5 ore al giorno. Mi diverto, non credevo. Lo avevo in casa, ma non lo avevo praticamente mai usato. Adesso ci passo le giornate e sono contento di poter divertire anche chi ci guarda. Lì vedono il vero Charles, più rilassato di quello in F1. Però poi quando arrivano le gare ufficiali con il videogame della F1, allora non ci sto a perdere e mi impegno». E si vede, due vittorie su due. «Con Seb non ci siamo ancora sfidati, ma adesso ha tutto il necessario anche lui e sarebbe divertente provarci. Con Seb andiamo più d'accordo di quanto pensi la gente. Mi piacerebbe restasse, ma qualsiasi scelta farà la Ferrari sarà la benvenuta, per lei non cambierà nulla». Cyclette, pesi, elastici. «Mai stato così in forma come in questo periodo. Ma mi manca correre, mi mancano le cene al ristorante con gli amici».
«Ho letto che Hamilton ha detto che resterà in Mercedes. Non mi interessa, la mia squadra da sogno era la Ferrari e ci sono arrivato. Io sto vivendo il mio sogno e spero di riuscire presto a portarla a vincere. Il paragone con Gilles, mi fa piacere, ma è presto per meritarlo».
Guarda fuori dalla finestra e vede Montecarlo deserta. «È come nel resto del mondo. È giusto stare in casa. Io ho paura per mia mamma più che per me. In questo periodo tutti dobbiamo fare qualcosa per aiutare, io cerco di regalare un sorriso ai miei tifosi con le gare online e di chattare anche un po' con loro. Se mi chiederanno di tagliarmi lo stipendio non ci saranno problemi, sarebbe giusto farlo».
La voglia di correre è tanta: «Il simulatore è la cosa più vicina alle corse, mi aiuta ad allenare i riflessi e la concentrazione ecco in questo è fondamentale perché quando ci sono le qualifiche e la gara, sai che deve scattare qualcosa Non so come sarà tornare in pista la prima volta. È fondamentale farlo in sicurezza, se poi farlo a porte chiuse e organizzare due gare di fila sulla stessa pista aiuta a ricominciare prima, ben venga. Sarebbe forte anche correre una gara in un senso e la seconda nell'altro». Si parla di una partenza a luglio con doppia gara in Austria. «Nulla di ufficiale. L'anno scorso lì ho perso contro Max, ma ho imparato a essere più aggressivo e già a Silverstone ho reagito.
Noi non partiamo come favoriti, questo è certo. Sarebbe buono poter fare 12/13 gare. Meno sarebbe meglio di niente comunque. Più breve sarà il campionato, più azzardi magari si potrebbero tentare in pista». Capito che cosa ha in testa?
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