Ci sono coppe e supercoppe. Tutte portano lo stesso nome ma una cosa è il contenitore, un altro il contenuto. Prendiamo ad esempio la supercoppa d'Italia, giocata in Cina, sul campo neutro, nel senso che non ha sesso, di Pechino. Roba piccola, modesta, mediocre, in tutto, dalle riprese televisive parrocchiali alla qualità tecnica e agonistica espressa da Juventus e Lazio, le finaliste del supertorneo nostrano, la bruttissima copia della Charity Shield inglese: se nella terra della regina la sfida si gioca a Cardiff o nel tempio di Wembley, l'evento è comunque storico, alla presenza di qualche reduce di Buckingham e di spalti gremiti, così è stato tra Chelsea e Arsenal. Noi, al contrario, siamo andati a raccogliere qualche soldo in più, partendo per una terra lontanissima da noi e dal football serio ma, essendo i bilanci dei nostri club spesso affannati, ecco spiegato il trasloco da mendicanti. Poi arriva la supercoppa europea che l'Uefa ha fatto propria. Anche il governo presieduto per il momento da Platini ha reso itinerante il trofeo, di solito si giocava a Montecarlo ma ha scelto altre strade continentali, ecco Tblisi per regalare alla Georgia lo spettacolo e, al tempo stesso, prendere un voto pesante per eventuali rielezioni. In diretta televisiva su Canale 5 oltre tre milioni di telespettatori e tifosi italiani hanno potuto vedere e capire quale sia la differenza tra una partita di pallone, tipo scapoli e ammogliati si diceva un tempo quando esistevano queste categorie definite, e una sfida di football, roba vera, dura non dico pura: dunque Juventus-Lazio da una parte e Barcellona-Siviglia dall'altra.
Della prima ho detto, tra sbadigli, insulti ai santi e alla Rai, risate e altre facezie. Della seconda tutto si può e si deve dire e si potrà e dovrà dire nel tempo, perché nove gol in una sola sera sono una bella cosa, anche se Gianni Brera avrebbe inveito contro le difese sciocche e sbadate. Nove gol sontuosi, firmati dai migliori, assente il solo Neymar colpito da orecchioni, come un bambino viziato. Una partita da mandare a memoria e raccontare agli amici, agli snob, a quelli di Capalbio. Il football spagnolo è questo, non soltanto Real Madrid e Barcellona ma anche Siviglia e Villareal, Atletico di Madrid e di Bilbao e il resto della Spagna tutta là dove il fosforo, la tecnica, la qualità non hanno ceduto al muscolo, alla palestra, alla prepotenza fisica. Difficile, se non impossibile, vedere giocare in difesa una squadra della Liga e comunque i difensori hanno tutti i piedi buoni, come diceva Fulvio Bernardini. Piedi buoni significa sensibilità, tecnica, capacità di leggere il gioco e di affrontare l'emergenza non con il randello ma con lo stiletto che sa uccidere.
Il Barcellona è la squadra migliore del momento e del mondo, insieme con il Bayern di Monaco, a seguire Real Madrid, nonostante Benitez, Chelsea, Paris Saint Germain, i due Manchester. L'Uefa ha comunicato ieri la classifica finale dei migliori calciatori della stagione: lotta a tre per la vittoria, Messi-Ronaldo-Suarez, tutti made in Liga, quindi Buffon è il quarto, fuori podio, su trenta segnalati altri due italiani, Pirlo, emigrato in Usa, e Chiellini, poi Pogba, Bacca e Morata ancora in serie A, il resto è partito o mai arrivato. È la fotografia del nostro football, al di là delle imprese interne della Juventus che è stata comunque capace di arrivare alla finale contro i catalani (a Berlino la finale è sembrata la riedizione di Mercedes-Ferrari in F1). Non si segnala una crescita del nostro spettacolo, lo standard qualitativo è basso come quello della regia televisiva cinese, colpa dei registi, cioè degli allenatori che raramente optano per la tecnica e si inebriano del kamasutra tattico, dimenticando la prima posizione, indispensabile: saper giocare a football.
Ieri sera è andato in onda il trofeo Tim, roba del cortile di casa, la notizia più importante è il debutto dell'occhio di falco che piace tanto ai voyeurs. Lo spettacolo? Ne riparliamo un'altra volta. Quando arriverà il week end, colleghiamoci con la Spagna, la Germania, l'Inghilterra, la Francia, sarà come andare al luna park dopo il ruba mazzetto italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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