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L'ultima follia contro il "pensiero bianco"

L'ex campione francese Thuram è noto per il suo attivismo contro razzismo e discriminazioni. La sua guerra al pensiero bianco, tuttavia, è figlia della politica dell'identità che sta polarizzando l'America

L'ultima follia contro il "pensiero bianco"

La lotta alle discriminazioni e al razzismo è sacrosanta, doverosa, ed ovviamente condivisibile ma non va confusa con la politica dell'identità che crea ulteriori divisioni su base etnica e culturale, dando vita a una politica sempre più polarizzata: una politica ridotta non più a battaglia delle idee ma impegnata in una guerra identitaria fra gruppi etnici, culturali e fra minoranze, che non porta benefici a lungo andare. Ne possiamo osservare gli effetti nefasti nell'America di oggi. Fanno riflettere, in tal senso, le parole pronunciate dal campione francese Lilian Thuram in un'intervista concessa a La Repubblica nella quale parla apertamente di lotta al "Pensiero bianco", titolo anche del suo ultimo libro.

Il Parma con Black Lives Matter

Thuram è stato intervistato dal quotidiano nell'ambito dell'iniziativa che vede la squadra del Parma impegnata nel match casalingo contro il Sassuolo, valido per la 37° giornata di Serie A 2020/21, nella quale la ex squadra del campione del mondo francese indosserà, come riporta l'agenzia LaPresse, uno speciale kit dedicata alla lotta contro ogni discriminazione e a Black Lives Matter. Una campagna fortemente voluta dalla società del Presidente Kyle Krause. "Ognuno di noi - ha dichiarato il Presidente del Parma Kyle Krause - deve fare la sua parte nella lotta contro il razzismo, dentro e fuori dal campo. Domenica indosseremo queste maglie per alzare la nostra voce collettiva contro il razzismo, la xenofobia e l'odio". Thuram ha sottolineato di aver "aderito con orgoglio all'iniziativa del Parma, squadra che ha rappresentato la tappa fondamentale della mia carriera. E sono altrettanto orgoglioso di vedere quanto sia alta la sensibilità da parte dei gialloblù nei confronti di questo tema".

La guerra al pensiero bianco di Thuram. Perché è sbagliata

In merito alla guerra al pensiero bianco e al suo ultimo libro, Thuram spiega che quest'ultimo "parte da una conversazione telefonica con un amico: Pierre, se io sono nero, tu cosa sei? Normale, è la sua risposta. Il libro parla dell’identità legata al colore della pelle che noi abbiamo integrato come normale". Il razzismo di oggi, sottolinea, "è una trappola, è un’ideologia politica per giustificare e rendere accettabile la cristallizzazione di una gerarchia, una costruzione voluta da una minoranza avida della società per sfruttare altra gente. Prima di vederci comebianchi o neri o altro". Il problema è che per combattere razzismo e discriminazioni, non si può parlare di pensiero bianco, come se il razzismo fosse intrinseco nella maggioranza delle persone non di colore, rischiando di dare vita a una crociata ideologica che si basa sulla politica identitaria e sul colore della pelle. Anche perchè la storia è un po' più complessa di come viene dipinta. C’è poi un altro dato storico, se parliamo di schiaviamo, che gli attivisti di Black Lives Matter e dintorni dimenticano – o forse non conoscono – ed è riportato nel capolavoro di Robert Huges La cultura del piagnisteo (Adelphi): “Il commercio degli schiavi africani, la tratta dei neri, fu un’invenzione musulmana, sviluppata dai mercanti arabi con l’entusiastica collaborazione dei loro colleghi neri, e istituzionalizzata con la più spietata brutalità secoli prima che l’uomo bianco mettesse piede sul continente africano; continuò poi a lungo dopo che nel Nordamerica il mercato degli schiavi era stato finalmente soppresso”.

Lotta al razzismo e alle discriminazioni sì, ma senza cedere ai pericoli dell'identity politics.

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