Calcio

L'impresa di Lucianone, Masaniello toscano del capodanno più lungo

Scoppia la felicità di un'intera città. Durerà settimane. E c'è tanto Spalletti in questo trionfo che lo incorona proprio a Udine, dove la sua carriera decollò.

L'impresa di Lucianone, Masaniello toscano del capodanno più lungo

L'ultimo chilometro è sempre il più faticoso, aveva avvertito Masaniello Spalletti. E anche il più stressante. Quindi giustifica il boato, l'esplosione di gioia che ha contagiato la città dopo il fischio finale di Udine. Scudetto doveva essere e scudetto è stato, sul campo e non in albergo, la Piedigrotta napoletana è iniziata ben prima delle undici di sera per durare ovviamente tutta la notte. Non finisce oggi, si replicherà per un mese, cominciando da domenica, quando gli azzurri al Maradona giocheranno contro la Fiorentina per la prima volta da neo campioni d'Italia. Un campionato vinto in pieno inverno, quando niente e nessuno hanno avuto la forza di opporsi alla squadra di Spalletti. Lucianone da Certaldo è stato il protagonista assoluto di questa cavalcata vincente, incredibile, inattesa: trascinatore quando s'è trattato di tirar fuori la squadra dalle delusioni, capitàno sicuro nel tracciare la rotta a febbraio e marzo, quando si deve fare la differenza: è in questi mesi che il Napoli ha conquistato lo scudetto, quando è riuscito a far lievitare il vantaggio sulla seconda fino a 19 punti, non ieri. E il trionfo arrivato sul campo proprio a Udine, dove la carriera di Spalletti decollò, è lì a sottolineare il coronamento di una carriera e, perché no, un nuovo decollo per il tecnico toscano.

Il fatto che il tricolore sia stato impugnato e poi sfuggito via domenica scorsa, qualche palpitazione l'aveva creata. Aveva visto giusto Lucianone, l'ultimo tratto prima di tagliare il traguardo ti trasmette tensione. Sembra quasi che lo striscione d'arrivo si allontani anziché avvicinarsi, è un bel dire restiamo tranquilli perché è fatta: non è così, prima si vince, meglio è.

Con questa attesa più frenetica che dolce, più ansiosa che serena, Napoli si è svegliata ieri mattina. Non timorosa, sempre fiduciosa, ma con gli occhi incollati sulle lancette dell'orologio: quando arriva stasera? Tutti al tempio pagano di Fuorigrotta dedicato al dio del calcio, altri all'esterno, altri ancora nei punti nevralgici della città invasi da mega televisori. Una liberazione il fischio d'inizio, una sofferenza la partita perché si sapeva che c'era da soffrire: in partite del genere il risultato non lo fa il divario tecnico ma la capacità di gestire psicologicamente i momenti decisivi. Quando finalmente il Napoli si è lasciato alle spalle l'ultima curva, lo stadio coloratissimo dall'inizio, è sembrato più azzurro che mai. È partita la festa, anzi è scoppiato un nuovo Capodanno, chi non era allo stadio ha atteso fuori, i padri ad aspettare i figli o viceversa, tutti rigorosamente con i colori del cielo e della squadra. Niente caroselli di auto, il piano sicurezza ha retto bene, in marcia a piedi verso il lungomare e le vie del centro per aggiungersi alla baldoria: così i 60mila del Maradona sono diventati poca roba rispetto alle centinaia di migliaia della marea azzurra che hanno invaso ogni angolo e ogni piazza. È stata la notte dello scudetto e Napoli se l'è goduta tutta.

Su il sipario, la festa è appena cominciata.

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