Cose da Inter. Perdere in casa contro una neopromossa, castigata da un suo giocatore ceduto in prestito. E' una beffa nella beffa lo straordinario esterno sinistro da trenta metri di Federico Dimarco che fredda San Siro ed esulta togliendosi la maglia. Più increduli che arrabbiati i sessantamila tifosi nerazzurri, smarriti al punto da non avere quasi la forza di fischiare. Puniti da un ex, da un terzino sinistro che ti eri cresciuto in casa e che magari avrebbe potuto sfatare la maledizione di un ruolo che resiste dai tempi di Roberto Carlos. Invece si è preferito prendere i Dalbert e gli Asamoah, entrambi in campo nel finale per un destino che ieri si è divertito a maltrattare l'Inter. A un certo punto sembrava ci fosse una lastra di vetro davanti alla porta avversaria. Basti pensare che lo stesso Dimarco ha salvato due gol fatti, uno addirittura sulla linea aiutandosi con il braccio. Il Var non è intervenuto, ma per Luciano Spalletti non ci sono dubbi: «Quello è rigore».
Resta il fatto che si insinuano i germi della crisi, quantomeno il Parma impone una seria riflessione all'anti-Juve al secondo ko in quattro partite: oggi la Signora per intenderci potrebbe già volare a più otto. Non solo, il Milan vincendo scatterebbe in avanti pur con una partita in meno. E qui viene da pensare al messaggio social di Steven Zhang per celebrare la nuova terza maglia, un inno alla milanesità, al marmo del Duomo: «Solo noi siamo abbastanza sexy per Milano». Ma almeno per un pomeriggio il nerazzurro non va di moda perché il Parma vince la sfida tutta cinese tra Suning e Desports, proprietario del club ducale. La squadra di D'Aversa gioca una partita accorta, è fortunata e non riesce nemmeno più di tanto a ripartire fino al gol, ma convince nell'impianto di gioco, sorretto dalla giovane regia di Stulac e da qualche serpentina di Gervinho.
E così Luciano Spalletti è sulla graticola: «Sono io il primo responsabile. La squadra è costruita bene, è completa anche se cercavamo un regista». Quello che più di tutto è mancato ieri. Perché Brozovic di ossigenato ha solo i capelli, non le idee. E il gol è un problema: seconda volta in bianco dopo quella con il Sassuolo. Bocciato Keita, Icardi dalla panchina non ha inciso, anzi. Il capitano nerazzurro è rimasto a secco per la terza volta, sprecando tre buone occasioni.
C'è tutto nella sconfitta contro il Parma per far suonare non un campanello d'allarme, ma una sirena: un primo tempo con i piedi piantati per terra a conferma di una condizione fisica non ottimale; lo sterile predominio della ripresa dove più del gioco si è vista confusione. Insomma, niente di tutto quello che aveva chiesto alla vigilia l'allenatore di Certaldo che non si attacca nemmeno agli episodi arbitrali: «Se individualmente la risposta è questa, il mio lavoro non è fatto bene». E sposta l'obiettivo sulla testa dei suoi giocatori: «Ancora forse non ho trovato il modo giusto di motivarli. È una questione mentale». Preoccupa che l'Inter non abbia avuto una reazione delle sue nemmeno dopo essere andata in svantaggio.
La scossa può darla la Champions.
Con il Parma bisogna vincere e convincere per preparare al meglio la sfida con il Tottenham in un San Siro che non ha ancora visto una vittoria. E piove sul bagnato: oltre a Vrsaljko non ci sarà probabilmente D'Ambrosio. C'è l'Europa conquistata soffrendo fino all'ultimo secondo della passata stagione per non mettere squadra e allenatore spalle al muro.
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