L'Inter deve difendersi dai fischi e dal Napoli

Thohir torna e va in ritiro. Sfida chiave per il tecnico: "L'obbiettivo resta la Champions". Benitez rischia meno

Per Palacio nella scorsa stagione 19 reti in 39 gare
Per Palacio nella scorsa stagione 19 reti in 39 gare

Qui si parla solo di vincere. Per necessità, più che per virtù. Inter e Napoli se la sfangano nei bassifondi della credibilità del campionato. Due punti di differenza, un ruolino recente che vorrebbe segnalare la differenza: il Napoli ha vinto tre partite di fila, l'Inter ne ha perse due di fila. C'è una quarta consecutiva da vincere o una terza consecutiva da perdere? Qui sta la differenza fra Benitez che dice «meglio parlare col cuscino» prima di decidere la formazione e Mazzarri che si affanna ad allontanare i fischi. Dice che sono figli di nessuno, non hanno il nome, ma forse basta l'indirizzo: Walter eppoi Mazzarri. Lo sanno tutti all'Inter: ci sono i fischi, non c'è feeling. Serve inversione di tendenza. Niente di meglio che battere il Napoli, per provarci e non far mettere muso duro a Thohir, ieri sera filato subito ad Appiano, per un paio d'ore, dopo l'atterraggio a Malpensa. Il presidente ha parlato alla squadra. Chissà mai non serva. E se Benitez si è detto pronto a parlare di contratto con De Laurentiis non prima di Natale, non è detto che Mazzarri stia meglio con quell'anno in più spuntato come un premio. Ma che, per ora, si sta rivelando un boomerang, per lui e la società.

Inter-Napoli diventa una spiaggia, non proprio l'ultima per Mazzarri ma un passaggio importante. Un po' meno per il Napoli. «L'Inter avrà maggiori responsabilità per vincere», ha spiegato don Rafè che conosce il mondo nerazzurro, ma ha visto passare personaggi e interpreti che gli hanno fatto andare di traverso l'esperienza milanese. «C'erano 15 giocatori sopra i 30 anni, difficile pensare che fossero ancora in campo», ha risposto a domanda sul tema. E se andassimo a riavvolgere il nastro, scopriremmo che l'inizio della fine interista cominciò proprio da quella guerra al tecnico: Moratti sbagliò certe valutazioni, non rinforzò la squadra in modo adeguato, perse l'occasione per vendere e arginare la frana economica che stava per abbattersi sulla società.

La differenza sostanziale fra Benitez e Mazzarri sta nella testa e nella mentalità: Don Rafè è tecnico metropolitano, l'altro ancora legato a provincialismo calcistico. Vista la mal parata, l'italiano ha cominciato a ragionare in grande e ieri si è permesso un passo in avanti per riavvitare questa squadra così scriteriata nel buttar via le ultime partite. «L'obiettivo deve essere la lotta per la Champions. Sappiamo che il Napoli è una squadra importante, noi vogliamo diventarlo. Voglio verificare la voglia di riscatto». Non proprio da Inter, ma quasi. L'Inter è grande nel nome, il Napoli ha un grande attacco e poco più. L'Inter dovrà dimostrare qualcosa al pubblico. Mazzarri ha cercato un onorevole armistizio: «Non fa bene sentire i fischi. I tifosi devono incitare. E alla fine, se non si gradisce, si può manifestare il dissenso. Durante la partita no, i ragazzi perdono la convinzione».

Mazzarri sta provando tutto. Oggi riavrà Kovacic e Palacio («Lo vedo come nei momenti migliori, aspetto una grande partita»), qualche dubbio per Medel, Guarin e Nagatomo non sono perfettamente sani. Benitez avrà i suoi tenori, da Higuain ad Hamsik, qualche dubbio sulla coppia di centrocampo.

Mazzarri racconta di aver lavorato tanto, sempre con faccia sofferente. Benitez non lo racconta, tien la faccia sorniona ma lavora. Eppur stavolta conterà solo il risultato. Non cambierà il campionato, al massimo l'umore della gente.

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