Milano L'Inter non ha fatto pace con gli arbitri. E puntuale è arrivata la panolada, sventolio di fazzoletti di carta bianca, per segnalare che le polemiche con Rizzoli e la Juve non sono state seppellite. Anzi. Ne ha fatto le spese l'arbitro Celi che ieri ha sorvolato su un mani di Miranda in area neroazzurra (dovevano dargli un aiuto l'addizionale Di Paolo e l'assistente Schenone ma figurati!) e usato lo stesso metro di giudizio sulla spinta, più vistosa, di Diousse su Eder in area. Una svista per parte, alla fine. Eppure in occasione della spinta sulla schiena di Eder, Icardi in tribuna e Biabiany in panchina han protestato platealmente. È un nervo scoperto. Confermato puntualmente dalla frase di Pioli sull'intervista resa da Rizzoli alle Iene, Italia 1: «Da quando alleno non ho mai visto una cosa del genere, l'ho presa con un po' di sorpresa. A Rizzoli ho già detto quello che pensavo, quando lo incontrerò ne riparleremo». La guerra continua.
A dispetto del perentorio 2 a 0, l'Inter non ha nemmeno fatto pace con una esibizione di calcio senza ombre né cedimenti. Anzi è stato Handanovic, il portiere, a evitare il pareggio dell'Empoli a inizio della ripresa con una provvidenziale uscita spericolata sulla percussione di Krunic e innescando il contropiede che ha consentito a Eder e Candreva di apparecchiare il 2 a 0 con uno straordinario arcobaleno del primo chiuso in porta dal secondo con un tocco facile facile. E qualche minuto dopo Maccarone si è impappinato dinanzi al portierone interista perdendo l'occasione più utile per riaprire la sfida. Segno questo evidente che Pioli deve ancora lavorare sodo per blindare una difesa che da Torino in poi è avvitata sulla formula del 3 con Medel e Miranda mai in grande smalto. Non solo Handanovic è da citare tra i protagonisti di ieri pomeriggio a San Siro. Il suo collega Skorupski, cartellino della Roma, non è stato da meno. È risultato infatti strepitoso in almeno un paio di circostanze negando a Palacio e a Gagliardini la soddisfazione del sigillo.
Di sicuro l'Inter ha fatto pace con il gol nonostante l'assenza di Icardi e Perisic squalificati, con il risultato e con una produzione efficace del gioco in alcuni snodi che, passando dai piedi ispirati di Gagliardini e dai tocchi di Kondogbia (troppi falli, salterà il viaggio a Bologna), ha raccolto i frutti sperati. Anche la curva nord, cuore del tifo interista, ha offerto un contributo di grande eleganza dedicando un paio di striscioni di congedo al collega di Radio Rai Riccardo Cucchi che ieri ha chiuso la sua bella carriera al microfono di Tutto il calcio minuto per minuto. Non capita spesso di assistere, è il caso di segnalare l'evento. Preparando il futuro, Pioli ha anche consegnato agli archivi il debutto in campionato di Andrea Pinamonti, 17 anni, un altro baby da mettere nell'elenco di una stagione ricca di seme calcistico. Meno incisivo l'arrivo di Gabigol che è salutato a ogni elementare tocco con un boato dal suo pubblico e risulta difficile distinguere tra la grande aspettativa nei confronti del talento brasiliano e la voglia invece di prenderlo un po' in giro. Perché Gabigol ha voglia di stupire e di catturare le simpatie dei suoi ma non gli riesce quasi nulla, né un dribbling come si deve, né un tiro in porta. Quello che effettua nel tempo avuto a disposizione è uno scarabocchio autentico. Palacio, persino il placido Palacio, nell'uscire per cedere il passo al brasiliano costato una fortuna, ha fatto una scenata catturata dalle telecamere.
Obiettivo? Elementare: l'allenatore colpevole della sostituzione. Pioli, che ha dato prova di abilità nella comunicazione, ha sviato le indagini sostenendo che Rodrigo ce l'aveva con qualche suo sodale perché poco servito. Sarà.
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