L'Inter perde la testa a Bergamo

Crollo nerazzurro. Spalletti: «Non teniamo alta la concentrazione». Brozovic espulso

L'Inter perde la testa a Bergamo

Matteo Basile

nostro inviato a Bergamo

Se perdi 4 a 1 e il tuo migliore in campo è il portiere vuol dire che la partita non l'hai persa ma strapersa. Eppure uno Spalletti in versione Cassandra lo aveva detto e ribadito alla vigilia: guai ad abbassare la tensione, non facciamo i presuntuosi, non molliamo, dimostriamo la nostra maturità è stato il mantra spallettiano. Ma niente. A Bergamo l'Inter prende un'imbarcata senza attenuanti e cade sotto i colpi di un'Atalanta che ha dominato in lungo e in largo. Altro che filotto, altro che prova decisiva per dimostrare di poter competere per lo scudetto. L'Inter si scioglie sotto la pioggia di Bergamo e fa 4 passi indietro che ne ridimensionano obiettivi e ambizioni. «Non riusciamo ad essere costanti per lunghissimi periodi. Ora un po' meno ma è un problema che abbiamo lo stesso», prova a spiegare Spalletti a fine gara. È il limite mentale infatti quello probabilmente più grande di quest'Inter. Perché se è vero che l'Atalanta è stata nettamente superiore, il senso di quasi rassegnazione dei giocatori interisti è inaccettabile per una squadra che ha ambizioni di vetta.

Che Spalletti non si fidasse dell'Atalanta lo dimostra nella scelta degli 11. Nessun esperimento, pochissimi cambi e spazio a quelli che, anche se a lui non piace chiamarli così, di fatto sono i titolari. Miranda per De Vrji dietro, D'Ambrosio per Vrsaljko e stop. Per il resto con Gagliardini, escluso di coppa, in mezzo ci sono Brozovic e Vecino con Joao Mario e Borja Valero in panchina. Anche davanti solo conferme con Icardi appoggiato da Perisic e Politano. Cambi obbligati per Gasperini, costretto a fare a meno di Masiello e Palomino indietro con Mancini e Djimsiti dal primo minuto. Poi tridente di qualità e potenza con Zapata, Ilicic e il Papu Gomez.

La prima mezz'ora dell'Atalanta è impressionante. La squadra di Gasperini macina gioco e crea occasioni in serie. Hateboer segna dopo 8 minuti sfruttando in spaccata un cross di Gosens. Ti aspetti la reazione dell'Inter ma nemmeno a parlarne. Se Handanovic non fosse in versione superman e riuscisse quasi miracolosamente a respingere più volte Ilicic, Zapata e compagnia, il primo tempo potrebbe finire comodamente 3 o 4 a 0. Il portiere è fenomenale almeno in quattro occasioni, i suoi compagni non pungono mai.

Spalletti all'intervallo dovrebbe cambiarne 7 o 8, si limita a mettere Borja Valero per Vecino. E dopo soli 20 secondi la possibile svolta: Mancini tocca di braccio per contrastare Politano dopo un rinvio da paperissima di Berisha e Maresca assegna il rigore. Icardi pareggia. Potrebbe essere il segnale che sblocca i nerazzurri milanesi ma è così solo per pochissimi minuti. Un'illusione che svanisce praticamente subito, il tempo per Ilicic di pennellare sulla testa di Mancini che batte Handanovic. L'Inter sparisce, Spalletti cambia senza incidere, l'Atalanta fa quello che vuole con un super Ilicic che domina sulla trequarti e così arriva il 3 a 1 di Djimsiti, ancora di testa, e la perla di Gomez nel finale che chiude il trionfo bergamasco. Una disfatta per l'Inter, senza alibi.

Se si vuole arrivare in alto e soprattutto restarci servono continuità e una mentalità completamente diversa. Per essere l'anti-Juve (e anche l'anti-Napoli) la strada è ancora lunga e, giocando in questo modo, pure in salita.

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