L'Italia che rivuole Sanremo fa i conti con Sagan e Kwiatko

Il campione del mondo che non l'ha mai vinta e il polacco gli uomini da battere. Ci provano Viviani, Moscon e Trentin

L'Italia che rivuole Sanremo fa i conti con Sagan e Kwiatko

Milano - Altro che classica di primavera; secondo i meteorologi oggi, da Milano a Sanremo, sarà solo pioggia e temperature invernali. Altro che gara per velocisti; in 108 edizioni questa magnifica corsa dallo spartito semplice e lineare, che a prima vista pare essere di una banalità sesquipedale, è nella sostanza una delle corse più difficili da interpretare e, a vincerla, sono quasi sempre grandi corridori: di fondo. Inteso come resistenza (294 km, c'è una variante a Ovada, di 3 km e la corsa si allunga di un po', rispetto al solito), ma anche come buona sorte.

Chiedere a Peter Sagan, tre volte campione del mondo, ma due volte secondo e altrettante quarto nella classica che sulla carta più gli si addice. «È una corsa banalissima, ma che richiede grande tenuta fisica e mentale: non puoi sbagliare nulla dice il campione del mondo slovacco -. È una corsa esigente, intrigante come poche, mi piace da pazzi, ma non posso diventare pazzo per vincerla».

È la Classicissima numero 109, il primo monumento dell'anno e la prima corsa che si disputa con la riduzione di un corridore per ciascuna delle 25 squadre al via (7 uomini invece di 8, quindi 175 invece di 200 attesi alla partenza).

Oltre a Sagan e Kwiatkowski, l'ultimo vincitore, ci sarà anche Tom Dumoulin e con lui Matthews. Niente da fare per Bouhanni e Degenkolb, così come per il nostro Giacomo Nizzolo. Ci sarà però per la prima volta Marcel Kittel.

E gli italiani? C'è Vincenzo Nibali. Lo Squalo è stato l'ultimo dei nostri a essere salito sul podio della Classicissima: 3° nel 2012. Non è la sua corsa, ma con il talento e la creatività, si possono ottenere cose anche isperate. Sarà al via l'ultimo vincitore italico: Filippo Pozzato (re nel 2006), che di Sanremo ne ha già corse 14. A proposito, questo è il digiuno più lungo della storia azzurra dopo quello interrotto nel 1970 da Michele Dancelli, che dopo 17 anni tornò a regalare all'Italia una vittoria che mancava dal 1953, con Loretto Petrucci.

A parte Elia Viviani, l'Italia punta anche su Gianni Moscon (nel 2017 3° al Lombardia e 5° alla Roubaix): è uscito bene dalla Tirreno e, Kwiatkowski permettendo, ha tutto per poter

lascoare il segno. E poi ci sono Matteo Trentin, Sacha Modolo (4° nel 2010, al debutto) e Sonny Colbrelli: il bresciano non sta benissimo, ma avrà a sua disposizione un Vincenzo Nibali che è ben più di una spalla. Altroché.

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