Florin Mergea, Gael Monfils, Jeremy Chardy, Themo de Bakker, Donald Young, Grigor Dimitrov, Andrey Kuznetsov, Marton Fucsovic, Luke Saville, Filip Peliwo. Domanda: cos'hanno in comunque questi tennisti? Poco, in realtà, perché qualcuno di loro ha fatto un minimo di carriera (tipo Monfils, Chardy e Young), uno è passato da Serena Williams a Maria Sharapova in attesa di diventare un grande (Dimitrov), degli altri si hanno poche e frammentarie notizie. Eppure sono vincitori, anzi di più: vincitori a Wimbledon, gli ultimi dieci messi tutti in fila dal 2003 allo scorso anno. Anche se solo nel torneo junior, e qui sta il punto.
Insomma: c'è un italiano in finale sui campi più belli del mondo, ma la speranza è che Gianluigi Quinzi - il Predestinato del nostro tennis - faccia qualcosa di più. Perché junior non vuol dire senior e scorrendo l'albo d'oro di Church Road si scopre che quelli che ce l'hanno fatta davvero sono pochi, pochissimi. Tipo Bjorn Borg (1972), Pat Cash (82), Stefan Edberg (83) e Roger Federer nel 1998: vincenti da tennisti in erba e poi anche da tennisti sull'erba. La sfida di Gianluigi Quinzi a Wimbledon insomma è tutta qui: diventare uno degli Immortali. Mica facile, ovviamente, prima perché c'è da battere in finale il coreano Chung e poi migliorare le prestazioni di Diego Nargiso, l'altro italiano che ha conquistato Wimbledon junior (1987) e protagonista poi di una buona ma un po' pigra carriera che ha avuto il massimo nel numero 67 del ranking mondiale.
A naso Gianluigi può fare di più e molto, lui che partito dalle Marche per approdare all'accademia Bollettieri all'età di 8 anni e che adesso che ne ha 17 è approdato come massimo risultato al gradino numero 398 della scalata all'Olimpo dopo aver vinto già un torneo Future. Mancino, bel fisico, gran servizio e gran rovescio, Quinzi ammette che deve migliorare la voleè e sogna di diventare come Nadal («un giorno mi ha detto che mi conosceva. Credevo scherzasse ma poi in effetti lui è uno che su certe cose non scherza»). Soprattutto Gianluca spera un giorno di vincere gli UsOpen, perché il cemento è casa sua, però intanto c'è Wimbledon in palio e dopo aver sconfitto il britannico Edmund con un doppio 6-4 senza alcuna difficoltà: «È la prima volta che piango per una vittoria. Anche lo scorso anno avevo giocato un gran match in semifinale, solo che allora Saville fece una partita ancor più incredibile».
Eccolo, dunque: l'italiano alla conquista di Wimbledon, uno che ora vive a Buenos Aires per allenarsi con il coach Eduardo Molina ma che pensa sempre ai genitori, l'ex nazionale di pallamano Carlotta Baggio e il papà Luca che non saranno a Londra perché ansiosi: «Mi hanno aiutato moltissimo a restare positivo anche quando i risultati non
arrivavano. Due mesi fa, dopo il Roland Garros juniores, ho cambiato tutto, sono più aggressivo e mi sento pronto per i pro. La finale? Combatterò su ogni punto. Ma penso di vincere io». Come dire: Quinzi non è poi così junior.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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