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L'Italia spara a salve contro il bunker tedesco

Serata da incubo al tiro per gli azzurri: 18 su 59. La squadra è fragile quando conta

Oscar Eleni

La festa dell'eurobasket appena cominciata rischia di finire male per Azzurra che ritorna tenera nel giorno in cui avrebbe dovuto pungere e volare. Invece è stata punzecchiata dai tedeschi che alla fine hanno vinto (61-55) meritatamente la partita della paura, quella dei tradimenti, delle crisi d'identità dove non è bastata la difesa perché l'attacco è stato davvero inguardabile con un misero 18 su 59 al tiro. L'Europeo non è ancora finito, questo è vero, oggi pomeriggio ore 16.30 (diretta SKY) la Georgia ci dirà se dobbiamo tornare a casa o se ci sarà uno strapuntino per gli ottavi di finale ad Istanbul dal 9 settembre, ma dopo una partita del genere, con troppi fantasmi sul palcoscenico, tutti a parte Filloy, si va a letto senza cena.

Piangersi addosso non ha senso, ma consolarsi per uno scarto esiguo contro questa Germania è ridicolo. Disastro per i capi giocatori: Belinelli, davanti al suo nuovo allenatore di Atlanta, a Popovich il suo ex ai tempi delle gioie con San Antonio, ha visto soltanto ombre, 4 su 18 al tiro, mai importante; Gigi Datome è finito con le ruote motrici nella sabbia, un 3 su 10 da fuggitivo più che da capitano. Saltate le certezze, con Melli che ha sfarfallato come in tempi grami davanti al suo nuovo allenatore al Fenerbahce (8 punti, 2 su 7 al tiro, 4 rimbalzi) ma almeno ci ha messo qualcosa. Poco. Come tutti i suoi compagni, però alla fine lui e Filloy (15 punti 3 su 5 da 3) sono stati gli unici con una valutazione superiore a 10. Per il resto Azzurro tenebra per gente che diventa tenera quando è sul promontorio della paura, in una partita che doveva essere esame da superare con ben altra personalità.

Li abbiamo apprezzati i reduci di questa Nazionale, ci piaceva lo spirito di squadra, ma se nella sfida che conta di più fai 9 punti come nel terzo quarto, 12 come nel secondo, allora hanno voluto dare ragione agli imbonitori che adesso ci ricordano che il gioco si chiama palla a canestro, ma se non la butti mai nel cesto allora puoi difendere sulla polvere, fra l'altro non tutti ci riescono, ma non vai da nessuna parte. Scettici alla vigilia, moderatamente ottimisti dopo i due successi iniziali, molto confusi adesso, anche se speriamo sempre che Messina ritrovi la sala delle riflessioni. Serviva togliere il freno a mano, lo si è capito dopo i primi dieci minuti di spinte, blocchi e pochi canestri, un 17-16 che non lasciava tranquilli. La difesa orientata sul folletto Schroeder che dopo aver capito si è messo a disposizione di una squadra dove Theis (11), Voigtman (12) a Barthel (9) gli hanno apparecchiato la tavola per farlo poi arrivare a 17, minimo sindacale per il tedesco che ad Atlanta sarà con Belinelli.

Per l'Italia notte da incubo, poche ore per capire e capirsi, per liberarsi dei freni mentali, per ritrovare l'armonia delle prime due partite, anche se alla fine, come capita spesso nel nostro sport, bisognerà davvero riflettere sul reale valore di una scuola che presenta giocatori spesso fragili davanti all'esame che conta.

Quello con la Germania, accidenti, non contro le favorite di un europeo dove nessuno incanta, a parte la Spagna che ieri ha vinto in volata con i croati e resta l'unica imbattuta insieme alla Slovenia.

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