La serata di Yerevan ci avvicina al traguardo come sperava Roberto Mancini. La quinta vittoria consecutiva (un record nelle qualificazioni europee in cui la nostra imbattibilità è arrivata a 35 gare dal 2006) arriva forse con la peggiore prestazione azzurra dell'anno, anche se il ct dà grandi meriti ai nostri avversari considerando che non ci sono più gare facili: per l'Italia tanti errori in disimpegno e in fase di impostazione, pochi lampi nella seconda parte dei due tempi, sufficienti però a mettere sotto un'orgogliosa Armenia. Il tutto con una superiorità numerica - il rosso a Karapetyan è apparso severo - durata tutta la ripresa. Mai visto un Mancini così arrabbiato, almeno fino a quando gli azzurri non sono riusciti a sorpassare gli avversari.
Finisce come sette anni fa nell'unico precedente nella città del monte Ararat: armeni avanti con un micidiale contropiede, azzurri capaci di rimontare. Ma visto che le gare di settembre restano tradizionalmente un ostacolo impervio per la nostra Nazionale - non a caso il ct avrebbe voluto un avvio anticipato della serie A e non solo per poter avere a disposizione la truppa una settimana in più nella preparazione dell'Europeo -, stavolta la rimonta è stata più difficoltosa. Ieri si è vista la condizione precaria di molti uomini, al netto di un campo non proprio perfetto, ma anche la mancata applicazione di quegli schemi che sembravano ormai imparati a memoria dal gruppo. Così, per portare a casa una vittoria che mette ormai in discesa la marcia verso l'obiettivo continentale, sono serviti due sprazzi finali di Lorenzo Pellegrini (provato alla vigilia come alternativa a uno degli esterni di attacco, primo gol azzurro per il romanista) e di Belotti - con la complicità del portiere armeno -, che nel primo tempo era tornato al gol in Nazionale dopo 15 mesi.
Il centravanti del Torino è sicuramente tra i più in forma della truppa, sembra al momento meritevole della maglia da titolare in attacco, ma anche lui ha vissuto lunghi momenti di buio - di gol poteva farne quattro, uno gli è stato annullato ingiustamente per fuorigioco a pochi minuti dalla fine - complice un'Italia apparsa impacciata. «Avevo detto che era una partita difficile, l'Armenia ha giocatori che sono già a metà del loro campionato quindi fisicamente stavano meglio - così Mancini -. La loro espulsione, poi, ci ha penalizzato: hanno coperto tutti gli spazi».
L'approccio sbagliato dell'Italia ha rischiato di trasformare la serata in un incubo: ripartenza micidiale e gol di Karapetyan. L'Italia si desta, si rimette in carreggiata, Emerson è scatenato sulla fascia anche se a centrocampo latitano le invenzioni di Verratti (per lui un giallo evitabile che gli farà saltare la Finlandia, Mancini ha svelato che sarà sostituito da Sensi, ieri staffetta - come nell'Inter dove però l'ex Sassuolo è titolare - con Barella) e Chiesa e Bernardeschi mostrano una condizione precaria. Alla fine, di riffa o di raffa, portiamo a casa la vittoria in un secondo tempo che pure per mezz'ora non ci vede di fatto mai tirare in porta.
Mentre il neoromanista Mkhitaryan ci grazia dopo averci sempre fatto gol nelle precedenti occasioni. Il risultato ci permette di guardare al futuro con tranquillità, in attesa di Balotelli. «Spero che sia la stagione del suo rilancio, dipenderà da lui», così Mancini.
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