Comincia oggi una settimana di fuoco per il calcio italiano. Sarà mitigata dalle temperature: sole al sud, nelle regioni centro-settentrionali rovesci puntuali e fresco garantito. Almeno per una delle due semifinali di coppa Italia, programmate per venerdì 12 e sabato 13 giugno, tra Torino e Napoli, nessun timore per il caldo temuto più dal sindacato calciatori che dai diretti interessati. Rievocando il clima (95% di umidità) e gli orari impossibili (alle 12 di New York) patiti durante il mondiale di Usa '94, Arrigo Sacchi ha ripetuto il consiglio per la ripresa indirizzato ai colleghi: «Bisognerà allenare la mente, conterà più dei piedi».
Prima di puntare i riflettori sullo stadio juventino dove il Milan è reduce da una striscia di dieci sconfitte consecutive, l'attesa maggiore è concentrata sui lavori del consiglio federale di quest'oggi. Deve emanare le nuove regole che governeranno la ripresa del campionato e ne influenzeranno il destino nel caso di sospensione definitiva per effetto del virus. I rappresentanti della Lega di serie A (presidente Dal Pino più i consiglieri Lotito e Marotta), sono vincolati dalla decisione votata a maggioranza dall'assemblea di venerdì. Prevede il no a play off e play out oltre che all'algoritmo semplificato studiato da Gravina e propugna invece il blocco delle retrocessioni oltre che del format attuale (serie A a 20 squadre) a meno di posizioni in classifica aritmeticamente consolidate.
Gli schieramenti in consiglio sono tali da lasciar pronosticare una bocciatura. Preziosi, presidente del Genoa, e componente del blocco dei 16, ha anticipato ieri il risultato con una dichiarazione molto distensiva: «La nostra (blocco delle retrocessioni, ndr) è una proposta, in subordine abbiamo chiesto di limitare le retrocessioni, la Figc ha autonomia sufficiente per decidere e noi dobbiamo rispettarla». Non è un clima da barricate, pare di capire. Tanto che secondo qualche fonte romana, si potrebbe anche giungere a non mettere in votazione la proposta così da non provocare una simbolica frattura tra il governo del calcio e la serie A che è la sua fondamentale locomotiva. Fanno anche discutere le diverse anime della Lega milanese in qualche modo incarnate dalle figure di Lotito e Cairo. Il presidente laziale, patron anche della Salernitana, si è improvvisamente convertito agli eventuali play-off: potrebbero diventare il trampolino di lancio per i campani allenati da Ventura. L'anno scorso, proprio di questi tempi, invece brigò col cognato Marco Mezzaroma (vice di Balata nel consiglio della Lega di B) perché fossero cancellati, a fine stagione, solo i play out che avrebbero coinvolto la Salernitana, costretta infine (dopo la sentenza sul Palermo penalizzato di 20 punti e l'intervento del Coni) a giocare lo spareggio (vinto) col Venezia. Come dire: il primato della convenienza. Al contrario, Urbano Cairo, presidente del Torino, non ha mai cambiato opinione né posizione sul tema controverso della ripresa del campionato.
Contrario fu, e non ne fece mistero né in pubblico né in privato, durante i mesi drammatici della pandemia, contrario è rimasto fino all'ultimo giorno, coagulando attorno alla propria battaglia, la maggioranza (16) dei presidenti durante l'assemblea di venerdì scorso.
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