Milano Due galli in un pollaio, per definizione, non ci possono stare. Portano problemi, prima o poi si scontrano, non sono in grado di condividere il controllo del potere. Ma ci sono delle eccezioni, almeno una, quella che vede Leonardo e Paolo Maldini dividere la poltrona. Un'eccezione dovuta principalmente a due fattori: la forte amicizia e stima reciproca tra i due e la grande intelligenza che li accomuna. Eccola dunque l'eccezione: due galli nel pollaio Milan. Due teste pensanti, due figure di riferimento. Ma soprattutto due mosche bianche per un mondo del calcio urlato e chiacchierato oltre misura. No, non avranno problemi di convivenza Leonardo e Maldini che al di là dei ruoli ufficiali (l'ex capitano è da ieri tecnicamente direttore sviluppo strategico area sport). Non ne avranno perché l'uno, Leonardo, ha scelto di richiamare in società l'altro. E l'altro, Maldini, ha accettato di rientrare nel mondo del calcio anche perché in società c'era già Leo.
Eppure i compiti dei due galli saranno i medesimi. «Prima squadra, giovanili, mercato, rapporti tra società e allenatore. Io e Leonardo condivideremo tutti gli aspetti sportivi, avremo le stesse mansioni», spiega Maldini. Un'eccezione, un'anomalia. «Le persone fanno la differenza. Condivideremo questa esperienza. Siamo diversi, siamo amici e ci completeremo», ha detto l'ex capitano. «Il sì di Paolo c'è sempre stato, ci conosciamo da tanto tempo ed era solo questione di trovare l'opportunità giusta. Avevo provato a portarlo anche a Parigi, ma qui è casa sua ed è stata una cosa quasi immediata. Il nostro percorso è sempre stato molto vicino, mi è venuto naturale chiamarlo», ha detto il brasiliano. «Tutto ciò che riguarda la squadra come contratti, rinnovi eccetera lo faremo io e Maldini», ha confermato.
Nel giorno del suo ritorno in rossonero dopo nove anni ha scelto il basso profilo che gli appartiene da sempre ma dopo il benvenuto ufficiale da parte del presidente Paolo Scaroni («Io come tifoso, Leonardo, Maldini, Gattuso. Il Milan ai milanisti è una realtà», ha detto), ha messo tanti puntini sulle «i» sotto forma di risposte precise e puntuali. A partire dai suoi «No» del passato e il suo «Sì» di oggi al ritorno in società. «Con Barbara Berlusconi il discorso non è andato a buon fine, con la proprietà cinese non avevo nemmeno definito il ruolo. Adesso la situazione è diversa. Leo mi ha esposto il progetto, ho parlato con i proprietari che mi hanno spiegato quello che vogliono fare. Credo in questo progetto e sono contento di esserne parte». Il che rappresenta una garanzia di livello per i tifosi rossoneri che vedono in Maldini un'icona e un simbolo di serietà.
A proposito di tifosi. Nessun rancore per quei fischi che ne hanno macchiato l'addio al calcio nel 2009. «Il rapporto con i tifosi è stupendo. Quello che è successo è rimasto là e non è nei miei pensieri. Sarò giudicato per quello che farò». Le sue linee guide saranno chiare. «Sono qui per imparare e per dare tanto». A cominciare dal rapporto con i giocatori e con l'allenatore. «Rino non è mai sereno. La sua riconferma non è mai stata messa in discussione, trasmette grandi valori ed è importante per il gruppo di ragazzi giovani». Un triangolo di vecchi compagni Leonardo-Maldini-Gattuso come spina dorsale del nuovo Milan. Che potrebbe vedere presto un altro ritorno di prestigio, quello Kakà. «È il mio pupillo. Mi ha manifestato la voglia di esserci. Ha voglia di imparare a fare il dirigente, credo che a settembre sarà qui. Verrà qui solo per prendere contatto, senza ruolo preciso.
E gratis», ha detto Leonardo che ha anche confermato le trattative in corso per un centrocampista di livello (non Rabiot, probabilmente nemmeno Milinkovic-Savic per i paletti del fai play finanziario) e l'addio imminente di Kalinic in direzione Atletico Madrid.Da queste operazioni, dopo il colpo Higuain, ma soprattutto da Leo e Paolo parte il nuovo Milan, quello dei milanisti. Quello degli amici. Quello che fa sognare, come in passato, i tifosi rossoneri.
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