Mancini vuole uno stopper e la fantasia al potere

nostro inviato a Appiano G.

All'Inter servono tre cose: personalità e fantasia dei suoi giovani, i gol per battere il Sassuolo e tener in piedi l'idea Champions e due rinforzi (uno stopper e un centrocampista). Molto meno Cassano che continua a far sventolare il suo nome a Milano e dintorni (in realtà si è offerto), ma viene regolarmente respinto al mittente proprio da Mancini. Non così dal gestore del mercato interista che, poi, è un suo amico.

Ma la realtà dice che l'Inter di Mancini ha bisogno di gente pronta a sacrificarsi ed esplicare le migliori qualità. E i tipi come Cassano sollecitano la fantasia, molto meno le gambe. Mancini lo ha spiegato con chiarezza parlando della necessità di uno stopper: «Prima di prendere in attacco abbiamo bisogno di altro. Ci mancano più giocatori in difesa e a centrocampo che in attacco. Il problema non è Cassano o Balotelli, o tutti e due insieme, così facciamo un bel mix: il problema è che, a gennaio, è difficile trovare giocatori che cambino la squadra. O prendi uno giovane, ci scommetti, lo fai crescere e tra sei mesi hai un titolare dell'Inter del futuro o sei in grado di spendere 30 milioni e noi non siamo in grado. O fai un rischio calcolato e per 4 mesi prendi un giocatore che può essere utile, ma nei ruoli dove siamo scoperti».

Tra serio e faceto (l'ipotesi di un mix Balo-Cassano ha fatto venire da ridere anche a Mancini) l'allenatore ha tenuto in piedi tutto ma con precise priorità: interessato a Rhodolfo («Lo seguo da anni») ma l'affare si è complicato, le alternative sono il croato Vida e Yohan Benalouane ma l'Atalanta vorrebbe un riscatto garantito. In stand by su Ledesma, ultima idea per il centrocampo («Non credo»). Per ora non resta che affidarsi alla squadra che giocherà col Sassuolo. Giovani e qualità al potere, difesa disastrata. «Ho uno stopper (Vidic, ndr) e mezzo», dove il mezzo è il malconcio Ranocchia. Il Sassuolo rischia di mandare l'Inter all'affogamento, al rosso difensivo con il suo gioco d'attacco: veloce ed efficace. Mancini non nega nulla della bontà avversaria, ma insegue la bontà dei suoi attaccanti, dove si intendono punte e centrocampisti. Il problema, sostiene, sta nell'incapacità ad esplicare qualità, fantasia, quel tocco in più, magari imprevedibile che i suoi giovani non mettono in mostra. Insomma ci vorrebbe un Mancini vecchio stampo calcistico.

Qui, invece, tutti bravi ragazzi ma nessuno con il guizzo e ghiribizzo calcistico che esca dalla prevedibilità. «Negli ultimi 25 metri devono inventarsi qualcosa, devono lasciar libero l'estro». É la famosa palla al piede che impedisce alla squadra, ai giovani, di prendere il volo. Senza dimenticare di attivare una buona disposizione difensiva, serve segnar gol. «Sennò non si va da nessuna parte».

Da due partite l'attacco è a secco. In settimana Mancini ha provato Podolski centravanti con Icardi fra le riserve. L'altra incertezza dice Kovacic o Hernanes? Guarda caso i dubbi riguardano i giovani di talento: belli senza anima fantasiosa.

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