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Il Marchese del Grillo non va a canestro

Il Marchese del Grillo non va a canestro

Dalla Manciuria al lago del Broccato Profumato nel Guandong con le spalle piegate da sei sconfitte consecutive. La nazionale italiana di basket che sabato in Cina esordirà nel mondiale contro le Filippine vive una vigilia angosciosa e soltanto domani Meo Sacchetti sceglierà i 12 che andranno in campo. Dubbi, debolezze, paure. Lo sapevamo già dopo il torneo di Atene, ma in Manciuria sembrava di aver ritrovato, insieme a Gallinari e Datome che prima non avevano mai giocato, almeno una squadra decente contro Serbia e Francia mascherate, poi è arrivata la Nuova Zelanda con un secchio di acqua gelata. Danza macabra intorno ad un gruppo che per superare il primo turno deve battere le Filippine e poi l'Angola, prima di ripassare sotto le mani nobili della Serbia di Djordjevic. Se vogliamo almeno un posto nel preolimpico ci servono due vittorie, ci servirebbe trovare soprattutto il tiro da 3 punti che doveva essere il nostro filtro magico ed invece è diventato un tormento. Pochi giorni per lavorarci sopra, scegliendo bene chi lasciare fuori e sembra che Ricci e Filloy siano destinati a guardare dalla tribuna il mondiale dove l'Italia si presenta da 13ª nelle classifiche FIBA. Un postaccio che ha indispettito qualcuno dei nostri, ma purtroppo è la realtà. Il sistema basket italiano, però, offre soltanto questo. Inutile girarci intorno. Ora speriamo che Datome possa essere utilizzato almeno per 20 minuti e che Gallinari trovi in Tessitori, Biligha o Brooks gli uomini che possano liberarlo dalla schiavitù di un ruolo vicino al canestro che lo limiterebbe molto. Ci serve più velocità, più voglia di sacrificarsi in difesa, più tiro. Il problema è che aspettando di recuperare i più forti, prima Belinelli, poi Datome e il Gallo, qualche altro è andato fuori giri. Insomma la preparazione invece di chiarire i ruoli sembra aver confuso le idee. Filippine ed Angola, un tempo, non ci avrebbero fatto paura. Adesso sono l'incubo di notti come quando arrivi ad un esame e hai studiato più che altro le carambole al bar sotto la scuola. Per il gioco che aveva in mente Sacchetti, un gioco che gli ha dato gloria a Sassari e Cremona, serve velocità nel giro di palla e mano calda da lontano. Al momento di caldo c'è solo la temperatura intorno ad una squadra che per stupirci e mandarci al diavolo deve andare oltre i suoi limiti ben conosciuti.

Servirà il coraggio, il gruppo, nella speranza che nessuno, neppure i più famosi, viva l'illusione di poter giocare come il Marchese del Grillo, io sono io.

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