Marquez asso pigliatutto. Viñales e Rossi in difesa

Marc piega Folger e vola in testa al mondiale: scavalcati Dovi (8°), Maverick (4°) e Vale (5°)

Marquez asso pigliatutto. Viñales e Rossi in difesa

Altro che Bersani e Pisapia, quando c'è da buttarsi a sinistra il vero lider maximo è Marc Marquez. Il record dello spagnolo sulle piste in cui si gira in senso antiorario fa spavento, con quella di ieri fanno 17 vittorie in 24 gare. E quando c'è una netta prevalenza di curve «mancine» (come al Sachsenring e ad Austin) diventa semplicemente imbattibile: 5 vittorie su 5 in Texas, addirittura 8 su 8 in Sassonia se consideriamo anche quelle nelle classi minori.

Non è un caso se quest'anno gli unici due trionfi di Marc siano arrivati sulle sue piste preferite, dove riesce a fare la differenza nonostante una Honda piena di problemi. È il leit-motiv della stagione, questo: ad ogni tappa cambiano i valori in campo e bisogna essere bravi a cogliere l'attimo. Marquez ci è riuscito e in un colpo solo si è preso anche la testa della classifica. «Qui dovevo fare per forza 25 punti - ha detto Marc che tre gare fa era ancora a -37 da Viñales -, volevo una vittoria da dedicare ad Hayden e finalmente l'ho conquistata». Va in vacanza da primo in classifica (il motomondiale si ferma per più di un mese, si riparte il 6 agosto a Brno) anche perché le Yamaha ufficiali sono rimaste giù dal podio e Dovizioso è finito addirittura ottavo, penalizzato dall'azzardo di aver montato una gomma posteriore soft.

Marquez pensava di dover tenere a bada il compagno Pedrosa e invece ha dovuto faticare più del previsto per scrollarsi di dosso Jonas Folger, che come Zarco in Francia si è esaltato nel gran premio di casa riportando la Germania sul podio della Motogp dopo 4 anni. Per 5 giri, dal sesto all'undicesimo, il tedesco si prende la soddisfazione di stare davanti a tutti e fino al terzultimo resta incollato a Marquez: «Ho anche pensato di poterlo battere, ma alla fine non avevo più le gomme e comunque il secondo posto mi rende felice».

Il segmento più divertente della gara, dietro un Pedrosa che da terzo ha fatto corsa solitaria, è stato quello di mezzo. Frequentato per poco da Petrucci e Lorenzo evaporati in fretta (lo spagnolo perché ha incomprensibilmente montato due soft, Danilo perché ieri la sua Ducati è tornata inguidabile vanificando il secondo posto in griglia), vivacizzato dalla lotta tra Rossi, Dovizioso e Viñales. Per una volta i tre pesi massimi hanno dovuto pensare a limitare i danni, e chi più chi meno ce l'hanno fatta.

Quello a cui è andata peggio è Dovizioso che, come detto, ha perso subito la testa del mondiale: «Speravamo che la morbida durasse fino alla fine, mi assumo la responsabilità della scelta. Però ho avuto anche sensazioni positive e lo strapotere di Marquez non mi preoccupa, non sarà sempre così». Rossi invece si presenta alle interviste un'ora dopo l'arrivo e scherza: «Sono arrivato adesso!». È combattuto tra il sollievo di aver risalito la china rispetto alle prove e il fastidio di aver dovuto cedere il passo a Viñales, che dopo aver stentato per metà gara è risalito fino al quarto posto. «Maverick ha guidato meglio - ha ammesso Valentino -, io non posso essere soddisfatto di un quinto posto ma penso che per come è andato il weekend abbiamo fatto il massimo. Il telaio nuovo? Non è come quello del 2016, diciamo che è un 2017 un po' modificato. Se oggi avessi avuto il 2017 sarebbe stata una disfatta come a Jerez».

Invece è tutto ancora aperto, almeno quattro piloti possono sognare il mondiale: prima del Sachsenring erano racchiusi in 11 punti e adesso sono addirittura

scesi a 10. Il «problema» però è Marquez: se è al comando con una moto imperfetta viene naturale pensare che mettendola a posto andrebbe facilmente in fuga. E a fine mese la Honda ha in programma un test proprio a Brno...

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