Gioia e dolore, fastidio e toccasana, amore e odio. Il calciomercato di gennaio è sempre stato così, croce e delizia per tanti allenatori e tante società. Che spesso si mettono alla ricerca di rinforzi necessari per raggiungere i propri obiettivi, salvo poi ritrovarsi con in casa più abbagli che veri colpi di mercato.
Ad avallare questa teoria la storia recente delle contrattazioni in terra nostrana: perché analizzando il mercato invernale di dodici mesi fa, infatti, quasi tutti i giocatori finiti nel vortice delle trattative sono terminati nel dimenticatoio. O, ancora peggio, hanno già cambiato maglia dopo soli sei mesi. Il risultato è sportivamente triste: solo sette gli attuali titolari in Serie A fra i 56 acquisti di gennaio 2017. E di questi solo 15 non hanno cambiato squadra nuovamente nella sessione estiva.
Il mercato di gennaio 2017, per il quale le società italiane spesero circa 49 milioni di euro, ha premiato gli atalantini Cristante e Hateboer, punti fissi ancora oggi dello scacchiere tattico di Gasperini; il giovane Faragò, uno dei punti fermi del Cagliari e dei giovani più interessanti di tutto il campionato. E poi Sportiello (Fiorentina), Taarabt (Genoa), Bereszynski (Sampdoria) e, soprattutto, Gagliardini (Inter).
Il tentativo di apportare migliorie alle rose spesso finisce per tradursi con il puntare su giocatori poco utili alla causa; che oltretutto finiscono per perdersi nel nulla: ne sanno qualcosa a Bergamo, dove Mounier era sbarcato come nuova freccia all'arco di Gasperini per poi sparire e trasferirsi in estate in terra greca, al Panathinaikos. Ma il laterale francese non è un caso isolato, anzi è certamente in buona compagnia: sulla stessa lunghezza d'onda infatti anche Saponara, passato dall'Empoli alla Fiorentina quale nuovo rinforzo per poi sedersi comodamente in panchina e rimanerci anche con il cambio di allenatore; Rincon, che del trasferimento dal Genoa alla Juventus ne ha giovato solo in chiave futura essendo stato ceduto poi in estate al Torino; Ocampos e Deulofeu al Milan, con lo spagnolo pronto a rientrare in Serie A con Inter e Napoli interessate. E che dire di Pavoletti e Leandrinho, due che non hanno di certo fatto le fortune del Napoli, come l'allegra ciurma composta da Cerri, Stendardo, Bovo, Gilardino, Muntari, Kastanos e Cubas, che non ha evitato la retrocessione del Pescara. A Roma nessuno si ricorda più di Grenier (solo sei spezzoni di gara per lui), l'esperienza al Sassuolo non è certo stata brillante per Aquilani, finito ora in Spagna al modesto Las Palmas. Senza dimenticare Iturbe, snobbato dalla Roma e rispedito al mittente dal Torino. Se oggi gioca in Messico al Club Tijuana un motivo ci sarà.
Ma l'onestà intellettuale insegna oltremodo che, se non sempre la sessione invernale di calciomercato fa la differenza, spesso però è stata foriera di ottimo investimenti. Ne sanno qualcosa a Roma, dove i giallorossi nel corso degli anni hanno acquistato El Shaarawy dal Monaco (2016) e, prima ancora, Nainggolan dal Cagliari (2014). Forse l'acquisto più azzeccato di sempre fu quello dell'Inter, che nel 2004 spese appena quattro milioni per portare in nerazzurro dalla Lazio Stankovic.
Il rischio bidone, però, è sempre dietro l'angolo: perché vanno bene i vari Cordoba, Salah,
Balotelli, Cavani e Barzagli, ma il mercato invernale è stato costellato anche dei vari Gilberto, Esnaider, Coloccini e José Mari. Meteore, stelle cadenti passeggere in un firmamento fatto di pochi soldi e, spesso, idee confuse.
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