Mercedes, che paura La crociata infelice delle truppe Ferrari

Alonso terzo a un secondo. Raikkonen quattordicesimo a oltre due. Davanti, lontani, i due marziani: Hamilton e Rosberg. Astronave Mercedes. Le libere del Bahrein dicono, ce ne fosse ancora bisogno, che il dominio über alles visto in Australia (pole di Hamilton e vittoria di Rosberg) e decollato in Malesia (pole e trionfo di Lewis, Nico 2°) è destinato a durare e forse a crescere. Venerdì scorso, dopo le libere di Sepang, erano infatti tutti più vicini. Ora sono tutti più lontani. Per la verità, e purtroppo, le libere del Bahrein dicono anche dell'altro. Che la Casa tedesca - platealmente aiutata lo scorso anno sul fronte gomme (il test segreto “perdonato” dalla Fia) -, sul piano dei motori ha invece lavorato meglio e più di tutti gli altri. Ferrari compresa. Questione di maggiori risorse certo, ma anche di miglior progetto.
Ecco perché, ora, suonano decisamente stonati sia il sondaggio avviato fra i tifosi sul sito del Cavallino, sia il motivo del tour de force politico intrapreso dal presidente Montezemolo. La chiamata alle «armi» dei tifosi è sgradevole perché arriva con una Ferrari perdente e sventolando quell'83% di appassionati deluso dallo spettacolo. Scordando però che negli anni del dominio schumacheriano non è che lo show svettasse (vogliamo parlare di quel mondiale già chiuso in Ungheria?). Battaglia sgradevole anche perché allude a Gp noiosi quasi si rimpiangessero quelli artificialmente spettacolari degli ultimi anni, quando i sorpassi erano finti e solo frutto di ali mobili e gomme che degradavano troppo. Per non dire della questione un po' ridicola del rumore che ora è troppo poco. Ma che importa del rumore? Tanto più che lo stesso Ecclestone aveva tuonato contro dopo averlo sentito in tv, ma una volta dal vivo, in Malesia, aveva corretto il tiro, «pensavo peggio» il senso.
Fatto sta, Montezemolo e big Bernie si sono visti in settimana a Londra e ancora si vedranno domani in Bahrein insieme con il presidente della Fia Jean Todt (che la rivoluzione ha voluto) e i boss dei vari team. L'obiettivo dell'asse Rossa-Ecclestone è di intervenire, oltre che sul rumore soprattutto sul flussometro. Cioè l'aggeggio-spia-cimice che regola il consumo orario a 100 kg e ha dato problemi di lettura (Ricciardo e non solo). Toglierlo avrebbe senso per rendere più trasparente questa F1. Solo che pare non sia possibile senza alterare i valori tecnici. «Con potenze libere, più usura, più motori, più costi, non siamo contro, dovevano pensarci prima» la risposta sbrigativa del presidente Mercedes Niki Lauda. Non solo. Vorrebbero anche accorciare di 30 km i Gp. Via dunque il flussometro, potenze libere, gp small, più benza, più potenza, più show, più motori rotti, più costi e addio alla fin qui sbandierata F1 palestra dei temi tecnici del futuro (se non lo è il consumo?). Con l'aggravante che andava tutto fatto prima, visto che è dal 2009 che si lavorava tutti d'accordo alla formula turbo.
È proprio qui che vacilla la bontà della presa di posizione ferrarista. E i tedeschi dovrebbero impuntarsi per non cambiare nulla, neanche la cartellonistica. Perché non sarebbe giusto. Perché l'apriti cielo ferrarista arriva a mondiale partito e visti i risultati. I tifosi della rossa possono anche gioire, gli sportivi dovrebbero infuriarsi. Erano state brutte storie quelle sui doppi diffusori BrawnGp, gli scarichi soffiati Red Bull e i test segreti Mercedes.

Sarebbe una brutta storia se adesso la Rossa riuscisse a far cambiare tutto in corsa. Il potere politico andava dimostrato prima e in altro modo. Adesso, così, anche vincesse e riuscisse a imporre le proprie posizioni, sarebbe una sconfitta.

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