Il tiro insensato da dieci metri di Mike James nel finale di una partita che l'Armani poteva e doveva vincere a Sassari, nella gara tre che l'ha condannata, per restare in vita nelle semifinali del basket, ha portato la squadra più ricca a sentire sotto i piedi un sasso nel fiume in secca. La Dinamo e la sua grande anima hanno rubato a Milano lo specchio dove si è rimirata troppe volte, giustificando le sconfitte e le rughe soltanto con gli infortuni. Certo ne ha avuti anche troppi, ma i rammendi sono stati peggiori di certi buchi e le libellule sullo stagno erano gli altri, quelli di Sassari e del suo allenatore.
La Milano europea sembra inaridita quando si vanno a misurare i suoi campioni sportivi: l'Inter ha liquidato l'allenatore Spalletti, il Milan il coraggioso Gattuso e ora l'Armani deve pensare per l'ennesima volta a rifare tutto, magari separandosi dal Pianigiani che è l'allenatore più vincente in Italia, ma la sua stagione parla di flop dolorosi. Un bilancio da paese, altro che da città-stato se l'unico scudetto è quello dell'hockey online della Quanta. Stagione buttata, con la prospettiva, ancora una volta, di dover rifare tutto. Il presidente di oggi, separato nella nobil casa di re Giorgio se ne andrà e lasciandoci ha detto che la società verrà affidata ad uno sportivo. Era ora. Si pensa al Gherardini in coppia con Coldebella nella sala dei bottoni, qualcuno come allenatore ha fatto il nome di Ettore Messina, rimasto sempre un assistente nella dorata NBA a San Antonio, desideroso di riprendersi i territori dove è stato principe con la Virtus Bologna, con il CSKA, ma siamo ancora nel vago e l'ostacolo non sarebbe certo pagare Pianigiani per l'altro suo anno di contratto perché in casa Olimpia sono abituati al doppio stipendio del generale, è accaduto con Scariolo, oggi finalista da assistente nella casa dei Toronto Raptors, pluridecorato con la nazionale spagnola, ma soffocato dall'aria rancida del nostro basket, la cosa si è ripetuta con Banchi, scudetto e poi licenziamento, con Repesa, titolo e benservito.
Pianigiani sembra voler resistere sulla barca in fiamme. Dice che questo gruppo ha una spina dorsale da proteggere. Quale? Quella del tiro da tre e della non difesa? Milano e l'ennesima rivoluzione, nella speranza, questa la preghiera della città, che Giorgio Armani non decida di mandare tutti al diavolo.
L'allenatore di oggi parla di spina dorsale del gruppo convinto che ritrovata la salute di Gudaitis e calmato il Tarzewski, che era sempre circondato da nemici, si potrebbe ripartire dai centri senza farsi chiedere chi è andato a prendere Omic a Podgorica. Certo Micov va tenuto. Poi ci sarebbe da rispettare i regolamenti con 6 italiani veri o naturalizzati: bocciato Burns. Un flop Della Valle, un fallimento Fontecchio.
Come si vede una colonna vertebrale che ha bisogno di un busto protettivo costoso e non facile da trovare. Come scusa banale ci è stato detto che l'eurolega aveva sfibrato la squadra, che gli infortuni di Nedovic, troppi, e James, alla fine, avevano creato uno squilibrio.
Tutto vero ma, accidenti, se aveva problemi Milano cosa dovevano dire le sue avversarie italiane? La verità è che pensando soltanto all'attacco, trovando soluzioni difensive quando ormai era tardi e in troppi si godevano la ricchezza del mercenario, siamo arrivati al sacco di Sassari. Una delusione. Un fallimento.
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