Classica partita che precede i grandi appuntamenti. Anche se involontariamente, il Napoli l'ha interpretata così: turnover abbondante, gioco poco spettacolare, pragmatismo allo stato pure e un contropiede micidiale che colpisce mentre gli altri provano a farsi belli nel palleggio. Con un superCiro Mertens basta e avanza per mettere sotto un Empoli che ha provato a giocarsela a viso aperto, alzando il volume del match, portando un pressing incessante sui portatori di palla senza però ferire più di tanto per la leggerezza dell'attacco.
Due perle nel primo tempo hanno indirizzato i tre punti dalle parti di Ancelotti: quasi immediato quello di Insigne, a conferma della statistica che vede nel Napoli la squadra più prolifica nel primo quarto d'ora. Un diagonale morbido sul palo lontano, una cara abitudine per Lorenzinho quando si trova di fronte l'Empoli: ha segnato ai toscani il quinto gol in carriera, la sua seconda vittima preferita dopo il Milan. Prodezza, va detto, impacchettata da uno straordinario Koulibaly, versione contropiedista e assist-man. Beccato lo svantaggio, la formazione di Andreazzoli ha provato a sopperire con la coralità della propria manovra, piacevole a vedersi quando manda in confusione Rog e Diawara ma essenzialmente arida sotto rete perché i suoi attaccanti vanno a rimbalzare su Koulibaly o vengono messi in fuorigioco. Gioca l'Empoli, fa male il Napoli: micidiale ripartenza dettata da Insigne e trasformata in gol da Mertens. Puro tocco di biliardo dai venti metri, un piccolo capolavoro sul quale Provedel avrebbe potuto e dovuto fare meglio. Per «Ciro» la rete numero 95 è storica perché tra i bomber azzurri di sempre raggiunge un certo Careca.
Poi lo supera perché arriveranno pure la numero 96 e 97 nel bel mezzo di un secondo tempo dove l'Empoli aveva trovato la giusta profondità in contropiede con il solito Caputo che però non ha avuto nemmeno il tempo di spaventare gli azzurri: quasi immediata la replica di Mertens e questo sì che è un gioiello assoluto, pallonetto da fuori area a incrociare sul
secondo palo, partita di nuovo in discesa e chiusa nel finale da Milik. Ancelotti il giorno prima aveva preso sottobraccio «Ciro» provando a fargli comprendere che non è importante giocare titolare: cosa gli avrà detto ieri?
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