nostro inviato a Torino
La Juventus ribalta il Napoli e se ne va. La settima meraviglia è un concentrato tra forza e tecnica perché i bianconeri dopo aver sbandato in avvio vengono trascinati dal miglior Cristiano Ronaldo italiano che entra in tutti e tre i gol che rispondono a quello di Mertens. CR7 regala un cioccolatino a Mandzukic per il pari; il bis del croato è un destro a porta vuota che nasce da un palo clamoroso del portoghese; il tris invece è un tap in di Bonucci su spizzata dell'ex Real Madrid. Un Ronaldo versione leader che ha suonato la carica con un paio di tiri dalla distanza e con una punizione che ha seminato il panico dalle parti di Ospina. Cancellati così venti minuti di bel Napoli, aggressivo e subito pericoloso. Il palo di Zielinski non ha scosso la Signora, che con Bonucci ha regalato il vantaggio firmato da Mertens. Illusorio ancor più di quello di Koulibaly che lo scorso aprile aveva fatto assaporare lo scudetto al Napoli di Sarri, prima di crollare.
Perché poi la squadra di Ancelotti, che rispetto all'undici del predecessore aveva solo Zielinski al posto ovviamente di Jorginho e Hamsik spento in regia, ha smarrito il coraggio, si è fatta timorosa soprattutto quando la Juventus ha mostrato i muscoli con Emre Can e Matuidi. Abbinati alla tecnica eccelsa dei bianconeri, ne esce un mix irresistibile. E anche Dybala, confermato titolare da Allegri per una Juventus a trazione anteriore, inizia a ingranare: suo lo strappo da trenta metri che innesca il sorpasso; Mario Rui becca il secondo giallo perché la Joya gli nasconde la palla. Quindi non è stata solo la partita della strana coppia Mandzukic e CR7, con quest'ultimo (per nulla turbato dall'accusa di stupro risalente al 2009 riportata ieri da un giornale tedesco) che ha stravinto il duello con Insigne anche se ha fallito il colpo da poker. Al Napoli è mancato il suo fantasista, ma questa sconfitta non deve trarre in inganno: la squadra di Ancelotti non ne esce ridimensionata. Anzi, per certi tratti ha giocato con una personalità che mai aveva mostrato da queste parti. Vero che le sue occasioni migliori le ha avute per gentile concessione di una Signora che a volte ha il demerito di piacersi troppo davanti allo specchio. Come quando spalanca la porta a Callejon che viene murato da Szczesny sul due a uno. Una parata quella del polacco, che ricorda un'altra altrettanto decisiva: quella su Schick contro la Roma nella passata stagione. Poi con l'uomo in meno per l'espulsione di Mario Rui, fiscale il primo giallo per una trattenuta, e il tris di Bonucci, definitiva la pace con i tifosi, non c'è più stata partita con l'Allianz in estasi sulle note di 'O surdato 'nnammurato. Ancelotti ha definito l'arbitraggio superficiale, mentre sui cori contro di lui e Napoli ha detto: «Mi dispiace per quelli sulla città. Mentre per quanto mi riguarda ci sono abituato e mi consolo guardando in bacheca la Champions del 2003...». Brucia la sconfitta, ma la curva bianconera che continua la sua contestazione, avrebbe potuto risparmiarsi pure gli ululati a Koulibaly.
Nella notte in cui la Juventus va in fuga, a più sei sul Napoli aspettando il Sassuolo, che battendo il Milan può risalire a meno cinque, aleggia comunque un senso di smarrimento nella Signora. Perché se ne va Beppe Marotta che annuncia l'addio pochi giorni dopo essere stato premiato il miglior dirigente europeo. Nell'anno in cui arriva il CR7 del rettangolo di gioco, se ne va il CR7 della scrivania.
Solo i conti, tra bacheca e bilanci, diranno chi ha pesato di più. Questo addio a fine settembre è una nota stonata destinata a risuonare a lungo nella stagione dell'assalto alla Champions, anche se la Juventus da sempre viene prima di tutti e di tutto.
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