Milano Almeno una cosa quest'anno l'Armani basket ha voluto farla prima degli altri: presentare il nuovo sceriffo nella città dove davvero tutto cambia in fretta. Ettore Messina sulla scena prima di Conte dell'Inter. Di Giampaolo del Milan.
Sarebbe stato bello sentire la voce di Mercedes Sosa con le parole del fuoriuscito poeta cileno Numhausen per ascoltare la promessa del nuovo allenatore di Milano, nuovissimo padrone vero di tutte le operazioni tecniche, insomma un presidente allenatore all'americana, come ha imparato a San Antonio, uno che, pur avendo vinto tanto, conosce bene anche i polli di casa nostra e che quindi si è presentato nella sede al Forum, sul campo, non nel lusso della real casa, felice di vedere seduti in prima fila persone importanti nella storia del club: Gamba, prima di tutti, e sarà anche il primo a criticarlo, come giusto se non sei uno struzzo che si nasconde, Peterson, poi Casalini, più indietro, nella folla, Cappellari che ama la società come il Beppe Bergomi presente per un saluto e un buona fortuna, come l'attore e regista Finazzer. Un abbraccio chiedendo come l'avrebbe presa l'avvocato Porelli, mentore di Messina: «Mi avrebbe portato lui in macchina, perché amando il basket sapeva che Milano deve sempre essere in prima fila».
Sembra presunzione, ma è soltanto la verità in un giorno dove si respirava davvero aria nuova. Basket e gente dello sport al centro di tutto, senza figli e figliastri, senza la presupponenza di chi ha inventato l'acqua calda in una società che anche prima dello splendore Armani qualche scudetto lo aveva vinto, diciamo 25.
Messina e il mondo europeo ritrovato, meglio o peggio lo scoprirà più avanti, ma come direbbe la grande argentina, nel mondo cambia il clima, il pastore cambia il bastone, Todo cambia. Il nuovo sceriffo del basket milanese spera che sia così anche in questa Armani dove porta idee che non sono rivoluzione per chi ha vissuto il passato della società, ma che aiuteranno tutti a capire meglio, i molti giocatori sotto contratto, quelli che arriveranno: «Difesa, sacrifici, rispetto, accettando di prendersi le responsabilità del ruolo. Non prendersi troppo sul serio. Non sono qui per rivoluzionare tutto, ripartire da zero. Prima devo parlare con i giocatori sotto contratto. Capire, capirci. Il gruppo italiano per legarsi di più alla gente? Nel tempo, viaggiando tanto, ho imparato che il pubblico si affeziona all'uomo, non interessa la nazionalità, deve essere uno che sul campo si butta, passa la palla, che sa quale è la sua vera famiglia. Non ho mai creduto che fosse il passaporto la chiave per aprire certe porte, ma la fatica, la dedizione, la voglia di stare insieme».
Musica per orecchie che si erano abituate a ben altro, che sentivano la grande società così distante perché c'era l'idea sbagliata che dovessero prevalere le regole aziendali, da qui lo spietato ricambio ogni anno di troppi giocatori. Ora Messina è in un ruolo che nessuno, in Italia, prima di lui, a parte Rubini, aveva mai ricoperto, un lavoro imparando nella famiglia degli Spurs a San Antonio: «Ogni giorno ti alzavi e pensavi cosa potevi fare al meglio per alleviare la fatica nel lavoro di Popovich, il più grande».
Questo sogna guardando Fioretti i nuovi del gruppo, questo vorrebbe e infatti in conferenza ha voluto che ci fosse il capitano Cinciarini, considerando Lupo Rossini uno degli uomini su cui contare per creare una squadra che possa reggere una stagione con tante partite, difficile in Italia se mancherà l'umiltà di viverla insieme, dura ma affascinante in Eurolega: «Voglia di dare il meglio, dobbiamo cercare tutti di vivere sapendo chi e cosa rappresentiamo. Fatica, senza mai nascondersi, gruppo, mutuo soccorso».
Ora Messina dovrà trovare il manager operativo che possa rispondere soltanto a lui, restando in collegamento con Leo Dell'Orco il presidente scelto da Armani con cui ha condiviso tante cose nella vita: patti chiari. Passione e tifo nella famiglia presidenziale, ma responsabilità tecniche tutte ad Ettore. Ogni cosa sarà a posto per il 22 agosto, quando la squadra inizierà a lavorare nella palestra un po' gelida del Forum.
Poi Bormio, ma niente supercoppa, esclusa da Sassari che stasera si gioca tutto nella finale scudetto in gara sei contro Venezia: diretta Eurosport e forse Rai se non ci sarà calcio come martedì notte quando la quinta è andata su Rai 4 senza avvisare nessuno.
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